di Giovanna Tutino
Antonino Brosio è nato a Cinquefrondi nel 1987. Talento precocissimo, comincia a occuparsi di ricerca astronomica e aerospaziale a 14 anni. Diplomatosi al Liceo Classico di Nicotera (VV) e laureato in Architettura presso l’Università mediterranea di Reggio Calabria con una tesi dedicata alla progettazione di un osservatorio astronomico finalizzato alla ricerca e divulgazione.
Nel 2014 ha collaborato all’apertura di un laboratorio di aeronautica e aerospaziale presso il Dipartimento Diceam all’Università di Reggio Calabria, per il quale cura attualmente la parte relativa ai propulsori spaziali. Ha collaborato con diversi progetti di ricerca internazionali aperti agli astronomi amatoriali con NASA, ESA e Unione Astronomi Italiani. I suoi interessi vanno dalla ricerca comete e asteroidi ai pianeti extrasolari: ha costruito un osservatorio astronomico a Rosarno che usa per queste attività, che è stato riconosciuto dal Minor Planet Center di Harvard.
Nel 2014-15 è stato ideatore dei progetti HORUS che hanno portato una sonda a 40 km di altezza facendo il record italiano di altitudine per delle ricerche ai confini con lo spazio. Con Horus III è stata inviata una sonda con a bordo un carico di virus e batteri per studiare l’integrazione tra gli organismi viventi e i raggi cosmici. Attualmente fornisce servizi con droni certificati e sta sviluppando una startup con l’obiettivo di costruire vettori per il lancio di micro satelliti a 300 km di altezza.
Dal 2015 dirige il Parco Astronomico “Lilio” di Savelli (KR) che verrà inaugurato a settembre 2015 e sarà il più grande del Sud Italia per la divulgazione e ricerca astronomica.
G.T. – Com’è nata la tua passione “per le stelle”?
A.B. – Credo che questo tipo di passioni le hai dentro fin da quando nasci, che io ricordi sono sempre stato affascinato dal cielo notturno. Da bambino, quando ancora non c’era l’inquinamento luminoso selvaggio odierno, uscivo spesso sul terrazzo di casa in estate a guardare il cielo di notte cercando di capire cosa ci fosse dietro quella luce che arrivava da tutti quei puntini che apparentemente sembravano, per me, come incollati al cielo. Tuttavia la mia passione per l’astronomia si è potuta concretizzare solo all’età di 12 anni quando ricevetti il mio primo telescopio, da allora in poi nacque un vero e proprio amore per lo studio della volta celeste che non va più via anzi, è sempre più forte, quasi una sorta di mania. Nel 2013 anche grazie all’incontro e alla nascita di una bella amicizia il noto astronomo calabrese Antonio Scarmato iniziai a pensare la possibilità di poter effettuare degli studi scientifici direttamente da casa costruendomi un osservatorio. Tuttavia solo nel 2006 riuscii in questa impresa realizzando quello che oggi si chiama ABObservatory dove in tutti questi anni ho realizzato diverse misure e diverse ricerche, dalle comete, agli asteroidi, a pianeti lontani che orbitano intorno ad altre stelle e che mi ha dato tante soddisfazioni. Il mio osservatorio fa anche parte della rete mondiale di osservazioni dei corpi minori con il codice di K70 rilasciato dal Minor Planet Center.
G.T. – Sei un architetto-astrofilo. Cosa pensano i tuoi genitori di questa scelta?
A.B. – Forse, spero, sarò un buon architetto, tuttavia ho trovato il modo di unire la mia passione per l’astronomia all’architettura. Sto studiando molto la progettazione di strutture complesse da adibire ad osservatori ultima generazione, mi piacerebbe specializzarmi nella realizzazione di osservatori astronomici. I miei genitori mi hanno sempre lasciato la libertà di scelta perciò se va bene a me, sicuramente sono contenti.
G.T. – Si tratta indubbiamente di un campo d’indagine molto affascinante. Quali differenze riscontri tra la situazione italiana ed europea in generale e quella estera, che tra l’altro hai avuto modo di conoscere molto da vicino?
A.B. – L’astronomia è sicuramente la scienza più interessante e più bella, lo diceva anche Leopardi. Purtroppo in Italia chi vuol fare ricerca o la fa per conto suo solo per passione (vedi astronomi amatoriali o astrofili) oppure se hai avuto la felice idea di studiare e buttare sangue per anni per diventare un ricercatore, dovrai scegliere di accontentarti di una miseria se vuoi portare avanti le tue ricerche, ecco perché il nostro Bel Paese che per anni è stato ritenuto la culla della civiltà e della cultura oggi deve importare la tecnologia ed esportare i ricercatori. Da quello che ho avuto modo di vedere in questi anni stando a contatto con amici e colleghi che lavorano in altri stati, dove mi parlano spesso che in quei posti la situazione è ben diversa, diversi paesi esteri credono nei propri ricercatori e il paese dalla ricerca ne trae vantaggio, anche economico. Ricordo che una volta mi trovavo presso un grande osservatorio e all’ingresso lessi un cartello con su scritto: “La ricerca Scientifica è strumento fondamentale per lo sviluppo economico”. A voi le conclusioni….
G.T. – Hai mai pensato di trasferirti in un’altra regione o all’estero per continuare i tuoi studi e la tua carriera?
A.B. – Nonostante quanto detto non ho mai pensato un solo secondo di andare altrove e sinceramente, non mi piace chi va via e poi parla male della Calabria come spesso accade. Per me il bello è quello di realizzare qualcosa nelle difficoltà, c’è più soddisfazione alla fine. Ricordo quando avevo proposto il vettore per il lancio di nano e micro satelliti, mi dicevano che se volevo realizzarlo dovevo per forza andare in un posto dove credevano di più in queste cose, avevano ragione, ma io risposi che o si faceva in Calabria o non si sarebbe fatto, infatti alla fine non se ne fece niente a causa di alcune vicissitudini burocratiche e il progetto è rimasto nel cassetto nonostante le richieste anche dagli USA. Tuttavia successivamente abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni con i 3 progetti HORUS.
G.T. – I progetti Horus rappresentano un altro importante traguardo, che hai raggiunto nel 2014.
A.B. – È stata una bella sfida iniziata così per gioco, subito dopo il fallimento per il lancio dei vettori volevo ancora raggiungere il vicino spazio, perciò mi sono inventato il modo di poterlo fare in tempi brevissimi e con costi contenuti. Così ho lanciato insieme a un gruppo di amici il progetto HORUS dal nome del Dio Egizio del cielo. Abbiamo realizzato 3 progetti, nei primi due abbiamo testato le sonde e l’attrezzatura, nel terzo abbiamo effettuato una missione tecnico scientifica a tutti gli effetti. Con HORUS III infatti abbiamo inviato un carico biologico nel vicino spazio e abbiamo potuto studiare, grazie alla collaborazione con importanti università italiane, studiosi di fama internazionali che hanno collaborato con noi e all’Istituto Superiore di Sanità, le interazioni tra le forme di vita e un ambiente ostile come lo spazio. Lo scopo del progetto infatti era anche quello di capire se la vita sulla Terra potesse essere arrivata viaggiando nello spazio, come recita una delle tante teorie. Il progetto è stato un completo successo e i risultati ottenuti da Horus sono stati pubblicati da importanti enti scientifici italiani, tuttavia uno dei miei più grandi obiettivi è stato quel di far fare questa esperienza ai giovani rosarnesi, che grazie alla partecipazione del Liceo Scientifico Piria di Rosarno si è potuta concretizzare. Infatti hanno preso parte al progetto 40 studenti scelti tra i migliori da tutte le classi. Il progetto HORUS III non solo ha portato la Calabria nello spazio segnando il record di altitudine di una sonda italiana realizzata da privati (40080 metri) ma ha anche contribuito a importanti scoperte scientifiche e alla valorizzazione di giovani talenti rosarnesi.
G.T. – Dal 2015 dirigi il Parco Astronomico “Lilio” di Savelli (Crotone), il più grande del Sud Italia per la divulgazione e ricerca astronomica. Un altro traguardo importante, altri progetti in campo?
A.B. – Sì, diciamo che ormai non mi aspettavo più di riuscire nell’impresa di dare alla Calabria un parco tematico astronomico attrezzato. Chi mi conosce sa quanto ho lottato in passato per riuscire a realizzare un osservatorio nella zona della Piana di Gioia Tauro, ma le mie richieste, purtroppo, sono sempre finite nei meandri della burocrazia e della competenza politica, finché nel 2013 mi contattarono per partecipare al bando per la gestione di questo importante complesso che era stato realizzato e mai completato. Tralasciando l’iter è andata davvero bene ed oggi son fiero di dirigere una così importante realtà. Il Parco di Savelli che è intitolato al famoso astronomo di Cirò Luigi Lilio è un vanto per tutta la Calabria. Lavoriamo sia con le scuole per la divulgazione sia con i ricercatori, e dal 5 Agosto 2016, giorno dell’inaugurazione, abbiamo già avuto diversi migliaia di visitatori. Da poco ho fatto realizzare un sistema di remotizzazione della strumentazione e ricercatori da ogni parte del mondo potranno utilizzare la nostra strumentazione altamente sofisticata.
G.T. – Sei rientrato da poco da una missione scientifica in Norvegia. Ci racconti la tua esperienza?
A.B. – Negli ultimi mesi ho effettuato qualche lavoro assai interessante. Ricordo con piacere la mia visita presso il Centro di Addestramento Astronauti di Colonia, in Germania, dove ho avuto la possibilità di lavorare fianco a fianco con il prossimo astronauta italiano Paolo Nespoli, esperienza incredibile davvero.
Come hai detto, sono appena rientrato da una “missione” che programmavo da diversi anni e che finlamente si è potuta concretizzare. Sono stato a Tromso, vicino Capo Nord (il posto più a nord d’Europa) a 400 km dall’inizio del Circolo Polare Artico, con l’impresa di andare a caccia di Aurore Boreale e riportare indietro impressionanti fotografie e misurazioni. Per via delle difficili condizioni atmosferiche il viaggio ha richiesto una preparazione di 6 mesi poichè le temperature di notte in quel posto in questo periodo scendono a -22 gradi. La caccia è andata oltre le mie aspettative e le aurore sono state molto intense segno di una buona attività solare, infatti ho riportato indietro una quantità enorme di dati e rilevamenti fotografici e per fortuna il meteo è stato clemente. E’ stata sicuramente un’esperienza incredibilmente formativa e intensa, sicuramente ci tornerò presto!

Tromso ( Norvegia). Antonino con la sua fidanzata Antonella durante la “caccia” all’aurora boreale, che si vede sullo sfondo in tutta la sua incredibile bellezza.