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Cosa ci insegna Penelope?

Andrea Marini
Andrea Marini
2025-11-22 22:14:28
Numero di risposte : 8
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Penelope è la regina, consorte ufficiale del nostro eroe, e ha pertanto tutto il diritto di aspettarlo. Calypso rappresenta invece la capacità posseduta da noi donne di reinventarci continuamente, di rimotivarci per ricominciare tutto daccapo, la capacità di scendere a compromesso pur di trattenere l’amore, il potere di rendere eterno tutto ciò che ci appartiene. Le donne, si sa, amano incondizionatamente e sono disposte a tutto. Penelope è la speranza ad oltranza, la pazienza infinita. Calypso, invece, secondo questa mia fantasiosa interpretazione, rappresenterebbe l’intraprendenza, l’ardire, l’ostinazione. Se poi vogliamo estendere il discorso alle altre donne che incontrano Ulisse, allora scopriamo che anch’esse rappresentano tutte un aspetto dell’universo femminile, un modo di essere donna, un modo di concepire l’amore.
Gastone Serra
Gastone Serra
2025-11-22 22:01:04
Numero di risposte : 5
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Penelope contraddice la condizione ella donna nella cultura antica, lei è capace e risoluta. La figura di Penelope rappresenta fedeltà, intelligenza e resilienza. Per questo, il suo mito è diventato nel tempo un modello di lealtà femminile e di resistenza emotiva, valori che ancora oggi rendono Penelope uno dei personaggi più citati e ricercati online. Donna fedele al proprio marito, casalinga e laboriosa. La sua storia è raccontata soprattutto nell’Odissea di Omero, ma ha ispirato anche poeti e artisti di ogni epoca. Rappresenta fedeltà, intelligenza e resilienza.
Artemide Ferretti
Artemide Ferretti
2025-11-22 21:22:25
Numero di risposte : 5
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Penelope contraddice la condizione di inferiorità della donna nella cultura antica, capace com’è di risolutezza, riflessione e sogno. Come rileva Alessandra Sarchi, nel saggio Il filo della storia, viene da domandarsi se Penelope incarni l’esemplare femminile normativo di una cultura come quella greca che non perde occasione per sancire la minorità della donna o, piuttosto, se sotto l’ideale della moglie fedele non riveli zone porose e divergenti, grazie alle quali è cresciuta oltre i confini assegnati. La sua iconografia è caratterizzata da una postura malinconica; è frequente anche la presenza del telaio con cui l’eroina tesse il famoso sudario per il suocero Laerte o l’ingegnoso stratagemma della tela per procrastinare la scelta di uno fra i pretendenti, la complicità non detta, ma evidente con le astuzie di Ulisse una volta ritornato in patria, sono solo alcuni dei tratti che la rendono una figura sfidante rispetto alla condizione di oggettiva minorità qual è quella della donna nella cultura antica. Come tutti i personaggi del ciclo troiano e di gran parte della letteratura greca antica, Penelope appartiene al mito e dunque alla regione fuori dal tempo in cui figure dense di valore paradigmatico, di stratificazioni leggendarie, non meno che di contraddizioni ed eversioni intrinseche, sono divenute rappresentative della condizione umana. Regina il cui talamo è ambito da un numero spropositato di pretendenti, madre di un figlio che cresce da sola, sposa fedele di un marito assente per vent’anni, abile tessitrice, saggia e astuta quanto il marito. Grande sognatrice, nel senso che Omero racconta in almeno tre occasioni la sua intensa vita onirica e la fa addormentare molto spesso.
Max Palmieri
Max Palmieri
2025-11-22 18:22:10
Numero di risposte : 9
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Il mito di Penelope si rinnova nella discreta tenacia dell’attesa e nella mite presenza di chi ogni giorno umilmente coltiva la speranza e tesse l’ordito e la trama di una tela che si compone e si scompone per dare tempo a chi è lontano di vivere l’allegoria dell’eterno ritorno. Per questo per ognuno che parte ci vuole un altro che, pazientemente, sa restare. Il coraggio e la forza non consistono solo nell’andare via, spesso ce ne vuole molto di più nel saper gestire la propria permanenza, i pericoli e gli inganni, le sofferenze e le angosce non sono solo quelle delle sirene e dei ciclopi ma anche quelle ben più insidiose della quotidianità, che ha orizzonti di speranza limitati, un destino stanziale assegnato: di rinunciare, di rimanere al di qua della siepe. Abitare i luoghi delle consuetudini implica una forza di adattamento superiore a quella di chi deve affrontare le avversità del viaggio.