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Cosa vuol dire discesa agli inferi?

Vienna Mancini
Vienna Mancini
2025-09-20 03:56:21
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La discesa di Gesù agli Inferi non si deve immaginare come un viaggio geografico, locale, da un continente all'altro. È un viaggio dell'anima. Dobbiamo tener presente che l'anima di Gesù tocca sempre il Padre, è sempre in contatto con il Padre, ma nello stesso tempo quest'anima umana si estende fino agli ultimi confini dell'essere umano. In questo senso va in profondità, va ai perduti, va a tutti quanti non sono arrivati alla meta della loro vita, e trascende così i continenti del passato. Questa parola della discesa del Signore agli Inferi vuol soprattutto dire che anche il passato è raggiunto da Gesù, che l'efficacia della Redenzione non comincia nell'anno zero o trenta, ma va anche al passato, abbraccia il passato, tutti gli uomini di tutti i tempi.
Zelida Giuliani
Zelida Giuliani
2025-09-20 02:44:16
Numero di risposte : 7
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Gesù « era discesso nelle regioni inferiori della terra. La Scrittura chiama inferi, Shéol o Αιδην il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso. Con l'espressione « Gesù discese agli inferi » il Simbolo professa che Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la morte e il diavolo. Cristo morto, con l'anima unita alla sua Persona divina, è disceso alla dimora dei morti. Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l'inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto. Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù « è risuscitato dai morti » presuppongono che, preliminarmente alla risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri. Gesù, « l'Autore della vita », ha ridotto « all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo », liberando « così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita ». Cristo, dunque, è disceso nella profondità della morte affinché i « morti » udissero « la voce del Figlio di Dio » e, ascoltandola, vivessero. Egli ha aperto le porte del cielo ai giusti che l'avevano preceduto. La discesa agli inferi è il pieno compimento dell'annunzio evangelico della salvezza. È la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione dell'opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della redenzione.
Concetta Martinelli
Concetta Martinelli
2025-09-20 02:08:11
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Cristo “discese agli inferi” significa che Cristo è morto ed ha veramente condiviso l’esperienza umana della morte. L'espressione "discese agli inferi" nel contesto del Mistero Pasquale, indica che Cristo è stato "fatto tornare dai morti". La discesa agli inferi deve avere un significato per la nostra salvezza, collocata tra la Croce e la Resurrezione. La discesa agli inferi risponde alla domanda di come la salvezza abbia potuto giungere a coloro che avevano preceduto la venuta del Salvatore. La discesa agli inferi trova eco nella Chiesa Latina in un giorno di silenzio, ricordandoci che una grande parte del lavoro di Cristo in noi avviene a un livello troppo profondo per essere percepito. La discesa agli inferi significa che Cristo ha vinto la morte, “L'ultimo nemico ad essere annientato”. La discesa agli inferi è la sorgente della vittoria sulla morte e sulle piccole “morti” e “inferi” delle nostre vite quotidiane. La discesa agli inferi è la sorgente della vittoria sulla paura della morte che altrimenti ci trattiene in “schiavitù per tutta la vita.”
Ortensia Barbieri
Ortensia Barbieri
2025-09-20 01:20:04
Numero di risposte : 6
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Gesù, appena morto, con la sua anima discese agli inferi e cioè andò nel regno dei morti. Il regno dei morti comprendeva tutte e tre queste possibili situazioni e con una parola comune veniva chiamato “gli inferi”. Inferi non è la stessa cosa che inferno perché quest’ultimo indica la porzione dei dannati. Mentre gli inferi comprendevano anche coloro che si trovavano in purgatorio e i giusti che attendevano di entrare in paradiso. La Scrittura chiama inferi, shéol o ade il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio. Tale infatti è, nell’attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi e giusti; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel seno di Abramo. Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù negli inferi. Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l’inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l’avevano preceduto.