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Quali sono i miti della trasformazione?

Daniela Santoro
Daniela Santoro
2025-09-20 08:03:54
Numero di risposte : 6
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I criteri con cui i miti risultano inseriti nelle Metamorfosi di Ovidio sono vari: a volte si tratta di legami di somiglianza: un mito ne richiama un altro per analogia di situazioni e di risvolti psicologici; spesso i miti sono collegati dall’appartenenza o alla stessa area geografica, oppure alla stessa famiglia. Nel terzo libro, ad esempio, sono raccolte tutte le vicende relative al culto di Dioniso in terra tebana. Nei primi due libri vengono collocati i miti relativi alla trasformazione del Caos nei vari elementi della natura, poi la creazione dell’uomo, il diluvio universale, l’incendio della terra causato da Fetonte, infine la rinascita degli uomini ad opera di Deucalione e Pirra. A partire dal libro III, si entra nell’età dei semidei e degli dei, e delle loro passioni per gli esseri umani. Sono narrati quindi i miti di uomini tramutati in: animali: Atteone in cervo, Ecuba in cagna, Aracne in ragno, ecc.; piante: Giacinto in fiore, Dafne in lauro, Ciparisso in cipresso, ecc.; esseri inanimati: Niobe in pietra, Biblide in fonte. Si giunge così al libro XII, in cui si narra del sacrificio di Ifigenia, della guerra di Troia fino alla morte di Achille. Nel libro XIII si passa dalla mitologia greca a quella romana: Ulisse e Aiace si contendono le armi di Achille. Poi viene narrata la fuga di Enea con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio. Il libro XIV contiene l’ultima parte del viaggio di Enea, l’approdo in Italia e i racconti mitici sull’origine di Roma. Nel libro XV, l’ultimo, ha particolare rilievo il discorso di Pitagora sulla metempsicosi e, quindi, sulla metamorfosi come legge che regola il mondo. Pitagora, nel corso del libro XV, afferma di esporre quanto gli ha dettato lo stesso Apollo: l’anima non muore ma, lasciata la sede precedente, vaga da un corpo all’altro, migra da noi nelle bestie e dai corpi ferini nei nostri. Nessuna cosa è stabile e ferma, ma tutto varia e si rinnova. L’opera, le Metamorfosi di Ovidio, si chiude con la divinizzazione di Cesare, che assurge in cielo sotto forma di astro, e con la celebrazione di Augusto.
Cosetta Esposito
Cosetta Esposito
2025-09-20 07:29:24
Numero di risposte : 5
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Il termine metamorfosi deriva dal greco e indica un «passaggio di forma» da parte di un soggetto animato, una mutazione dell’aspetto esteriore, in cui però si mantiene inalterata l’identità. Anche nella Bibbia si narra che quando il patriarca Lot ebbe da Dio l’ordine di lasciare le città di Sodoma e Gomorra, che sarebbero state distrutte a causa della lussuria dei loro abitanti, sua moglie fu trasformata in una statua di sale per essersi voltata a guardare l’incendio che le devastava. Le metamorfosi in Grecia e a Roma La civiltà che più di ogni altra ci ha lasciato un repertorio assai nutrito di miti di metamorfosi è quella greca. Già presente in Omero, con la trasformazione in porci dei compagni di Ulisse a opera di Circe, il motivo della metamorfosi mitica diventa particolarmente frequente nella poesia ellenistica e poi in quella romana. Un particolare tipo di metamorfosi è la trasformazione di eroi ed eroine, ma anche di personaggi di rilievo politico, in stelle e pianeti (catasterismo). Oltre duecento miti di trasformazione si leggono nel poema di Ovidio (iniziato intorno al 3 d.C.) , intitolato appunto Metamorfosi, che inizia con la trasformazione del mondo dal Caos originario, e si conclude con il catasterismo di Cesare, attraverso una serie impressionante di racconti condotti all’insegna della rapidità e dello stupore, dell’avventura e dell’immaginazione.