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Perché si chiama tartaro?

Caligola Rinaldi
Caligola Rinaldi
2025-10-16 12:52:47
Numero di risposte : 5
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Il tartaro è un deposito di composti minerali che si forma intorno ai denti. Il suo colore dipende dalle sostanze con le quali viene a contatto. La presenza di batteri nelle gengive comporta infiammazione e gonfiore che, se trascurato, può causare il progressivo scollamento dal dente della gengiva stessa. Il tartaro si forma principalmente a causa dei residui di cibo che si accumulano nel cavo orale e sulla superficie dei denti, dove vengono attaccati dai batteri. La capacità adesiva della placca batterica è data dalla fusione con i fosfati e i sali minerali da cui è composta la saliva. Il colore del tartaro dipende dalle sostanze circostanti con le quali entra in contatto. Questi depositi minerali possono assumere una connotazione cromatica nera quando si accumulano al di sotto del margine gengivale, laddove possono entrare in contatto con sangue o suoi derivati.
Filippo Neri
Filippo Neri
2025-10-11 19:17:49
Numero di risposte : 6
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Il nome "tartaro" deriva dalla parola araba "tarat", che si riferisce a una sostanza calcarea. Questo termine è stato scelto perché il tartaro è un deposito minerale che si forma intorno ai denti. Il termine "tartaro" è stato utilizzato per la prima volta in medicina nel XVI secolo. La formazione del tartaro è dovuta alla combinazione di batteri e residui di cibo sulla superficie dei denti, che si calcificano e formano una concrezione dura e adesiva. Il nome "tartaro" è quindi una descrizione della sostanza che si forma sui denti e delle sue proprietà. Il tartaro è un problema comune che può portare a malattie dentali e gengivali se non viene trattato. La rimozione del tartaro è un'operazione importante per prevenire queste malattie e mantener la salute orale. La parola "tartaro" è diventata sinonimo di questo tipo di deposito minerale che si forma sui denti. Il termine "tartaro" è utilizzato in medicina e odontoiatria per descrivere questo problema comune. Il tartaro è un deposito minerale che si forma sulla superficie dei denti e può portare a problemi di salute orale se non viene trattato.
Grazia Pellegrino
Grazia Pellegrino
2025-10-01 08:22:11
Numero di risposte : 11
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Tartaro, in greco antico: Τάρταρος, indica, nella Teogonia di Esiodo, il luogo inteso come la realtà tenebrosa e sotterranea e quindi il dio che lo personifica, venuto a essere dopo Caos e Gea. Col tempo la parola Tartaro venne confusa e assimilata a una generica definizione di inferno: già con Virgilio che, nell'Eneide, divide gli inferi fra Tartaro e Campi Elisi. In Apollodoro Tartaro è il luogo tenebroso dell'Ade dove Urano rinchiuse i Ciclopi. Secondo Graziano Arrighetti, Esiodo rende la posizione spaziale del Tartaro incongruente, dacché mescola descrizioni "orizzontali" e "verticali", ossia dipinge il luogo come "ai confini della terra" e contemporaneamente come al di sotto della terra. La questione è insormontabile. Nella visione verticale viene descritto come una voragine buia, talmente profonda che lasciandovi cadere un'incudine questa avrebbe impiegato nove giorni e nove notti per toccarne il fondo. Al Tartaro sono intitolati i Tartarus Montes su Marte. Nel videogioco roguelike Hades il protagonista, il dio ctonio Zagreus, figlio secondo il mito di Ade e Persefone, deve oltrepassare il Tartaro per riuscire a emergere dall'oltretomba; per superare l'uscita del Tartaro dovrà affrontare le Furie le quali si alternano a difesa dell'uscita. Sconfiggendole riuscirà a uscire dal Tartaro e ad accedere ai Prati d'Asfodelo. In diversi libri della saga di Percy Jackson i protagonisti devono viaggiare attraverso il Tartaro e affrontarne i numerosi pericoli. Il Tartaro è il dungeon principale del videogioco di ruolo giapponese Shin Megami Tensei: Persona 3. Il Tartaro è il luogo dove i mostri rinascono dopo essere stati distrutti. Sempre nei libri di Percy Jackson il Tartaro è il luogo dove i mostri rinascono dopo essere stati distrutti. Secondo Esiodo Tartaro è considerato il procreatore, insieme con Gaia, di Tifone. Omero, Odissea XI 624; Omero, Iliade VIII 362-9.
Anastasio Marini
Anastasio Marini
2025-09-24 23:34:44
Numero di risposte : 5
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Il tartaro della botte è particolarmente ricco di un acido, l’acido tartarico. E proprio le sue capacità corrosive hanno suggerito un richiamo all’inferno classico. Il nome di una specifica tribù, Tatar, che probabilmente deriva dall’aggettivo mongolo tatari, cioè balbuziente, fu assimilato a un nome noto che già ispirava qualcosa di infernale. Il nome “tartaro” si mostra piuttosto nebuloso: infatti in pratica è stato applicato con larghezza all’intera compagine delle stirpi mongole che si sono stabilite a ovest della Mongolia, in tutta l’Europa dell’est. Nel mito greco, il Tartaro è una figura sublime e terrificante. È dipinto sia come divinità primigenia, assieme a Caos e Gaia, sia come sconfinato abisso infernale. L’antica suggestione di un abisso divino percorre ancora la nostra lingua. Si parla di decine di migliaia di chilometri: un gran bello spazio, e completamente inutilizzato. Così, quando Crono ebbe spodestato il padre Urano e si fu elevato a nuovo signore dei Titani, si ritrovò a rimuginare su dove piazzare i suoi fratelli meno graditi, Giganti ed Ecatonchiri: e scaraventarli tutti nel Tartaro sembrò la soluzione più economica e naturale.
Sesto Fontana
Sesto Fontana
2025-09-15 21:58:30
Numero di risposte : 5
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Il termine T. è divenuto poi sinonimo erudito dell'Inferno cristiano sia nell'uso metaforico del nome, per indicare il diavolo, sia nell'uso dell'aggettivo derivato, a significare tutto ciò che ha a che fare con l'Inferno. La cosmogonia e la teogonia greche immaginarono che il T. si fosse staccato dalla Terra non appena questa, in principio, nacque dal Caos, dal quale inoltre fu generato l'Erebo, sede anch'esso dei morti. Il termine deriva dal greco ταράσσω, "turbo", "sconvolgo".