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Qual è il mito di Atalanta nella mitologia greca?

Dino Amato
Dino Amato
2025-09-03 06:34:26
Numero di risposte : 5
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Il mito di Atalanta viene tramandato in molte versioni diverse. La tradizione beotica la descrive come figlia ripudiata di Schenèo, re di Onchesto in Beozia. Il padre, desiderando ardentemente un figlio maschio, abbandonò la figlia su un monte, dove venne però allevata e allattata da un’orsa, mandata in soccorso dalla dea Artemide. Dedicata la sua vita e la sua verginità alla dea che l’aveva salvata quando era in fasce, Atalanta crebbe in bellezza e in virtù. Eccelleva nella caccia, nella lotta e nella velocità, doti che in più occasioni le permisero di difendersi in situazioni di pericolo. Atalanta, contraria perché memore della profezia fattale dall’oracolo, tentò di sfuggire a questo destino chiedendo di scegliere come sposo chiunque l'avesse battuta in una gara di corsa, e ogni perdente avrebbe pagato con la morte. Forse troppo sicura delle proprie abilità, Atalanta cadde però nel tranello di un pretendente, Ippomene, che, ostinatamente innamorato della sua avversaria, si avvalse dell'aiuto di Venere la quale gli donò tre pomi d’oro dal Giardino delle Esperidi. Ippomene però non conservò a lungo il favore di Venere che, adirata per un non adeguato ringraziamento, pervase la coppia di un desiderio irrefrenabile mentre passeggiavano nel recinto sacro a Zeus, che venne profanato dai loro atti amorosi. Questo fece infuriare il re degli dei che, infine, li trasformò in due leoni.
Benedetta Basile
Benedetta Basile
2025-09-03 05:04:23
Numero di risposte : 2
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Atalanta è una figura della mitologia greca, figlia di Iaso, re dell'Arcadia, e di Climene. Il padre desiderava un maschio e, com'era costume in questi casi, la abbandonò sul monte Pelio. Artemide inviò un'orsa, che se ne prese cura allattandola e allevandola. Qualche tempo dopo fu trovata da un gruppo di cacciatori che la crebbero. La propensione per la caccia si manifestò presto quando affrontò e uccise con l'arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di possederla. In seguito chiese di far parte degli Argonauti ma Giasone, che temeva la presenza di una donna sulla nave Argo, rifiutò. Altra prova di destrezza nella caccia la diede partecipando alla battuta per la cattura del cinghiale calidonio che riuscì a ferire per prima. Meleagro, in segno di onore, le fece dono della pelle della preda. L'eco dell'impresa la rese famosa tanto che il padre infine la riconobbe. Le insistenze del padre affinché si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti un oracolo le aveva predetto che una volta sposata avrebbe perduto le sue abilità. Atalanta, per accontentare il padre, sicura dei propri mezzi, promise di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. La posta era altissima: ciascun pretendente che non ne fosse uscito vincitore, sarebbe stato ucciso. Nessuno riuscì a batterla finché non arrivò Ippomene che, profondamente innamorato, volle cimentarsi nella rischiosissima impresa chiedendo aiuto ad Afrodite. La dea diede allora a Ippomene tre mele d'oro tratte dal Giardino delle Esperidi ed egli, seguendone il consiglio, lasciò che cadessero una a una durante la corsa. Atalanta ne risultò irresistibilmente attratta e si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno prezioso e, infine, la gara stessa. Tempo dopo i due sposi incorsero nelle ire di Afrodite, offesa per averli scoperti ad amarsi in un tempio dedicato a Cibele. Per punirli decise di trasformarli in leoni perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro, tesi sostenuta anche da Plinio il Vecchio secondo il quale i leoni non si accoppiassero tra di loro, ma con i leopardi; Atalanta e Ippomene sarebbero stati mutati in leoni perché non potessero più amarsi. Teocrito nell'idillio III afferma che: Quando Ippomene a nozze la fanciulla voleva indurre, presi i pomi in mano, compiva la sua corsa, ma Atalanta come li vede ne divenne folle piombando in un amore senza fine.
Anna Parisi
Anna Parisi
2025-09-03 04:48:45
Numero di risposte : 3
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Il mito di Atalanta ci parla di una figura femminile che ha suscitato l'ammirazione dei Greci per il suo coraggio e le sue abilità militari. Atalanta è il simbolo della donna capace e autodeterminata, che alla fine si innamora. Il mito di Atalanta ci parla di una figura femminile forte e autosufficiente, molto raro nella mitologia greca. È conosciuta come la bella cacciatrice perché dedita a quell’attività che ha amato e sviluppato con enorme abilità. Narra il mito di Atalanta che alla sua nascita l’oracolo disse che se si fosse mai sposata, si sarebbe trasformata in un animale. Era la figlia di Iaso, re dell’Arcadia, e Climene, due personaggi che provenivano dalla cultura beozia, nella Grecia occidentale. Il mito di Atalanta racconta che l’animale la allattò e si prese cura di lei, fino a quando i cacciatori la trovarono e decisero di adottare la bambina. Il mito di Atalanta, una donna forte, narra che questa donna non aveva gusti molto femminili. La sua origine selvaggia la rese un’appassionata della natura e della caccia. Atalanta era una donna appassionata di lotte e avventure. Si dice che fosse l’unica donna presente durante la spedizione di Giasone e degli Argonauti. Poiché era la serva della dea Artemide, e a causa della visione dell’oracolo alla sua nascita e del suo carattere, Atalanta era riluttante a unirsi a qualsiasi uomo. Tuttavia, i pretendenti abbondarono e la assediarono. Nonostante il terribile avvertimento, furono molti coloro che si iscrissero alla gara atletica e che sfidarono Atalanta. Afrodite gli diede delle mele d’oro, che provenivano dal famoso giardino delle Esperidi. Fu così che trasformò la coppia in leoni e li condannò a tirare il suo carro per sempre.
Leone Pellegrini
Leone Pellegrini
2025-09-03 04:37:38
Numero di risposte : 4
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La gara tra i due sta per iniziare e Ippomene chiede aiuto ad Afrodite. La dea infatti, invisibile a tutti tranne che a lui, gli dà tre mele d’oro, spiegandogli cosa farci. La sfida tra i due finalmente inizia e Afrodite nota che Atalanta a tratti rallenta, forse indecisa tra la gloria e l’amore, ma poi riprende il suo passo deciso allungando le distanze. E’ velocissima e così Ippomene fa cadere una delle mele che rotola e la sorpassa. La fanciulla si ferma per raccoglierla e così il suo pretendente riesce a superarla, ma la velocissima vergine recupera e lo sorpassa. Ippomene ripete lo stesso giochino, guadagnando un po’ di terreno, ma Atalanta riesce di nuovo a superarlo. Manca ormai poco al traguardo e Ippomene lancia l’ultima mela, stavolta un po’ più lontano. Atalanta, seppur indecisa ma spinta da Afrodite, va a raccoglierla e la dea rende il frutto anche più pesante. Ippomene vince così, un pò imbrogliando e così i due si uniscono in matrimonio. Ippomene però fa un terribile errore: dopo tutto ciò, si dimentica di ringraziare Afrodite. Non le rende nessun omaggio e non le offre nessun sacrificio e la dea non la prende bene. Così un giorno, mentre i novelli sposi passeggiano nei pressi di un tempio di Rea, Afrodite infonde in Ippomene una improvvisa voglia di “cose zozze” e spinge i due a entrare nel tempio. Ovviamente profanano il tempio. Rea, indignata, vorrebbe affogare i due nel fiume Stige ma ecco come invece li punisce: sul collo di entrambi spuntano due criniere, al posto delle dita si ritrovano degli artigli, le braccia si trasformano in zampe e infine gli cresce anche una coda. Sono stati trasformati in due leoni, che dal quel momento accompagnano il carro della madre Rea.
Sibilla Donati
Sibilla Donati
2025-09-03 02:42:16
Numero di risposte : 2
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Atalanta nella mitologia greca era la figlia di Iaso, re dell’Arcadia, e di Climene. Fu abbandonata ancora in fasce in un bosco del monte Partenio, perché suo padre voleva solo figli maschi. Allattata da un’orsa e raccolta dai cacciatori, crebbe robusta e coraggiosa. In quanto seguace della dea Artemide era dedita alla caccia e agli esercizi fisici, eccellendo specialmente nella corsa. Orgogliosa della propria libertà, disdegnava l’amore e il matrimonio. Atalanta, sollecitata dal padre a maritarsi, escogitò uno stratagemma per evitare il matrimonio: sfidava coloro che aspiravano alla sua mano a batterla in una gara di corsa, concedendo agli avversari addirittura un cospicuo vantaggio. I pretendenti puntualmente sconfitti, venivano trafitti da un colpo di lancia. Da ultimo si presentò un giorno un giovane aspirante alla sua mano, Ippomene. Ippomene ebbe la meglio su Atalanta ricorrendo all’astuzia: lasciò cadere sul percorso della gara le tre mele d’oro che Afrodite gli aveva donato. Atalanta si fermò per ammirarne la bellezza e fu superata da Ippomene che vinse la gara e ottenne la sua mano. Atalanta e Ippomene ebbero un figlio, Partenopeo, che diventato adulto fu uno dei migliori eroi della Grecia e prese parte alla prima guerra tebana.