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Chi è Eos nella mitologia greca?

Ivonne Grassi
Ivonne Grassi
2025-07-28 05:38:31
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Eos, la Dea dai roseti piedi che spalanca le porte del giorno, piange ogni mattina il figlio Memnone caduto a Troia. Eos, (assimilabile alla romana Aurora), figlia del titano Iperione, è la Dea greca dell'alba. Ella accompagna la nascita del nuovo giorno. Conduce sicura la biga trainata da due splendidi cavalli alati, Faetonte e Lampo, precedendo il carro di Helios. Il Dio del Sole è suo fratello, la Luna (Selene) sua sorella. Meravigliosa Dea alata, seconda per bellezza solo ad Afrodite, vestita d'oro e di fiori, Eos sposò il titano Astreo con il quale ebbe quattro figli, i venti Borea, Zefiro, Noto e Apeliote. Attirò la brama di Zeus che la fece sua. Si innamorò del gigante Orione e poi cedette alla corte di Ares, il Dio della guerra. La storia tra i due suscitò le ire della capricciosa Afrodite che voleva Ares tutto per lei. Eos pagò pegno e la sua condanna fu quella di innamorarsi di continuo di uomini mortali. La Dea si rivelò a giovani avvenenti per amori passeggeri fin quando non incontrò Titone, fratello di Priamo, sovrano di Ilio. L'uomo cedette all'amore della Dea e fu da lei rapito. Eos supplicò Zeus di donare al suo innamorato l'immortalità. La ottenne, dimenticando però di chiedere anche l'eterna giovinezza. Titone negli anni invecchiò inesorabilmente, divenendo malfermo, sofferente e dalla voce stridula. Eos lo ripudiò non sopportando più i suoi lamenti. Il povero Titone divenne così una cicala o fu trasformato in una cicala secondo un mito tardo. Di Titone le rimanevano i due amati figli, Ematione e Memnone. Quest'ultimo fu principe d'Etiopia e durante il conflitto troiano, cadde per mano di Achille. Eos ne fu talmente addolorata da piangerne ogni mattino la morte. Le liquide perle delle sue lacrime cadendo sulla Terra formarono la rugiada. In Egitto, due enormi statue del faraone Amenhotep III si legarono fin dall'antichità al mito di Eos. All'alba di ogni giorno una di queste "emanava" una sorta di lamento. Il fenomeno fu interpretato dagli storici greci come l'eterno pianto di Eos addolorata per la morte del figlio o il saluto dell'eroe e figlio prediletto Memnone alla propria madre. In realtà tale suono era causato dal riscaldamento della roccia e dal vento che ne percorreva le fessure. I Colossi di Memnone sono conosciute come le due statue suddette. Nell'iconografia Eos è rappresentata come una donna con sembianze "angeliche". Ella è coronata da rose e rose sono ai suoi piedi quegli stessi fiori che sulla Terra vivono della rorida rugiada che stilla dagli occhi di una madre che ha perso il figlio più caro per l'eternità.