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Qual è il significato di Venere nella mitologia greca?

Clara Gallo
Clara Gallo
2025-05-11 20:03:14
Numero di risposte: 1
Nella religione greca la dea dell'amore e della bellezza era Afrodite. Nella religione romana la stessa divinità veniva chiamata Venere. La sua figura è diventata il soggetto di innumerevoli opere d'arte, fin dall'antichità, sia sotto forma di sculture come la Venere di Milo e sia come dipinti come la Nascita di Venere del Botticelli. Esistono diversi racconti sulla nascita di Afrodite: Esiodo sosteneva che fosse nata dalla schiuma del mare, infatti il nome Afrodite, dal greco afros, significa proprio schiuma. Afrodite ebbe molti amanti e figli, tra cui Eros e il valoroso guerriero Enea, protagonista della guerra di Troia. Le piante sacre della Dea erano il mirto, la rosa, il melo, il papavero e tra gli animali la colomba, il passero, il cigno, il capro, la tartaruga e il delfino. Veniva rappresentata nel fiore della sua giovinezza, graziosa, tutta ingioiellata e sorridente. Il suo volto era ovale, delicato e gentile; i suoi grandi occhi avevano uno sguardo languido che ispirava tanta dolcezza. Per evitare conflitti tra gli dei a causa della sua bellezza, Zeus diede Afrodite in sposa a Efesto, il dio del fuoco. Il matrimonio non soddisfò la dea che intrecciò molte relazioni amorose sia con umani che con dei. Dalle relazioni di Afrodite nacquero diversi figli: uno dei più famosi fu il dio dell’amore Eros, un altro figlio della dea fu Enea, guerriero valorosissimo, che partecipò alla guerra di Troia dalla parte dei Troiani.
Renzo Palmieri
Renzo Palmieri
2025-05-08 23:37:15
Numero di risposte: 1
Il mito di Venere, nella Grecia antica, è stato narrato per esprimere l’esperienza dell’armonia, dell’appartenenza e della fecondità. Afrodite o Venere fu così la dea del mare. Nel mare si è rivelata; il suo apparire ha placato le onde e ha reso le acque splendenti come un gioiello. Afrodite è la dea che incarna il mare quieto e scintillante. È anche la dea della natura in fiore. Si canta la sua danza con le Cariti, spiriti benefici della crescita. È dea della Charis, elemento connettivo e rigeneratore delle comunità per Aristotele. Appare nei giardini ogni volta che fioriscono. Tiberiano indica la rosa come immagine di Venere; a Cipro Venere pianta il melograno. È la dea che incarna il fiorire che si rinnova. È la dea dell’amplesso amoroso. Ma non è Eros, di lussuria e procreazione: la sua presenza esprime una dimensione ampia in cui si compenetrano l’appartenenza reciproca, la grazia dell’unione, l’amabilità irresistibile. Non è il ghermire, ma l’incanto dello sguardo. Pindaro definisce il suo cantare come il lavoro nei giardini di Afrodite e delle Cariti. E così Lucrezio la invoca per acquisire alle proprie parole perenne incanto. È la grazia insita nella bellezza e la leggiadria, che trionfa senza sforzi perché la beatitudine che essa esprime fa beati anche gli altri. È il dono del realizzare e del capire, del sedurre e rallegrare, giunge a quanto vi è di più sublime nel mondo del pensiero e della poesia. È la luce che costringe avvincendo ogni cuore, nella quale stanno davanti all’occhio dell’amore tutte le cose e l’interno universo, è la voluttà della vicinanza e dell’unione il cui incanto fa svanire nello sconfinato il contatto tra esseri limitati. È la forza capace di unire chi è separato in una nuova immagine del cosmo. L’attrazione che muove il sacro cielo ad avvicinarsi come sposo alla terra. Ricambiato, la feconda e dall’unione sono partoriti fiori e frutti. Venere compie dunque nel mondo degli uomini ciò che Urano aveva avviato e che Crono aveva fermato nel mondo pre-umano: l’unione feconda del cielo e della terra. Solo lei quindi, come suggerisce Lucrezio, può donare la pace al mondo, la pace tra mondi. Venere è lo splendore possibile, ma anche tremendo. Dobbiamo però ricordare che questo regno tanto vasto abbraccia tutto l’universo, comprendendo pure l’orrore e la distruzione. Nessuna potenza può portare tanta discordia e confusione quanto costei, la cui opera è illuminatissima e beata armonia; solo attraverso questa ombra scura il luminoso miracolo di Afrodite assurge a creazione totale. Ombra e luce, pacificazione nel desiderio, generazione.
Ortensia Russo
Ortensia Russo
2025-04-24 20:28:57
Numero di risposte: 2
Afrodite, cantata dai poeti, è la dea che protegge l’amore in tutte le sue forme. Simbolo stesso della bellezza e della forza dell’eros, è capace di infondere il desiderio in ogni creatura. Insieme al dio Eros, Afrodite suscita il desiderio dell’innamoramento. La dea protegge inoltre il matrimonio e infatti le vergini si votano a lei prima delle nozze. Ma Afrodite non protegge solo l’amore legittimo: anche le prostitute si votano alla dea e spesso offrono nei suoi templi doni attinenti alla loro ‘professione’. A Roma, invece, Venere incarna il legame matrimoniale e – come madre di Enea e progenitrice della dinastia di Giulio Cesare – simboleggia, accanto a Marte, l’origine divina della Città eterna. In tutta l’Italia antica sorgevano già in età antichissima santuari di Venere. A Roma però, Venere non assume la protezione di tutti gli amori, rimanendo piuttosto simbolo dell’unione coniugale. Proprio quest’ultimo elemento, ereditato dal mito greco, è sfruttato notevolmente dall’età di Giulio Cesare in poi, quando a Venere Genitrice si edificano templi importantissimi al centro della città.