Chi è Eros in mitologia?

Bruna Lombardo
2025-05-31 19:15:09
Numero di risposte: 3
Eros è il dio greco dell'amore, conosciuto come Cupido dai Romani.
La sua azione non si esercita solo sugli uomini, ma sugli stessi dei e perfino sugli elementi della natura.
La fantasia dei poeti lo concepì come un giovinetto bellissimo, o come un fanciullino alato, pronto a colpire con le frecce le sue vittime.
Eros ha un ruolo importante anche nelle Teogonie attribuite al mitico cantore Orfeo: qui è figlio della Notte e del vento, nasce da un uovo d'argento e ha le ali d'oro.
L'immagine più nota e diffusa di Eros è quella di figlio e compagno di Afrodite, la dea dell'amore.
Un dio che la poesia e le arti figurative rappresentano come un giovinetto dai bei riccioli e dal corpo atletico o anche, soprattutto a partire dall'età classica, come un fanciullo dotato di ali e armato di arco, faretra e frecce.
Con queste ultime colpisce le sue vittime, infondendo in esse il fuoco d'amore.
È un dio amato e temuto, capace di apportare gioia e di provocare tormenti.
Eros descritto dai poeti ha ispirato ai poeti innumerevoli paragoni.
Non bianca è la sua pelle, ma simile al fuoco; occhi penetranti e di fiamma; intelligenza perfida, eloquio dolce: altro pensa, altro dice.
Ha voce di miele, ma come fiele è la sua mente.
Selvaggio, seduttore, mai sincero, piccino ma infido, conduce giochi crudeli.
Ha bei riccioli in capo, ma lo sguardo sfrontato.
Piccole piccole ha le manine, ma colpisce lontano, fino all'Acheronte, fino alla reggia di Ade.
Alato come un uccello svolazza dall'uno all'altro, uomini e donne, e si posa sul loro cuore.
Ha un arco molto piccolo, e sull'arco una freccia ‒ piccina, ma vola fino al cielo ‒ e sulle spalle una faretra d'oro: lì tiene quei dardi pungenti con cui spesso ferisce anche me.
Se tu lo catturi, portalo legato e non averne pietà; e se vedi che piange, non farti ingannare; e se ride, trascinalo; e se vuole baciarti, fuggi: maligno è il suo bacio, le sue labbra sono veleno.

Ernesto Guerra
2025-05-28 08:26:30
Numero di risposte: 1
Nella mitologia greca, Eros è il dio dell’amore.
I greci lo raffiguravano come un giovinetto bellissimo, nudo, armato di arco e frecce.
Dalle ferite provocate, nasceva il mal d’amore.
Dal punto di vista iconografico, gli artisti lo hanno rappresentato come un fanciullo o un efebo, spesso alato, armato di un arco con cui scaglia sugli uomini le frecce, più raramente con fiori o una lira.
Per indicare che l’illusione amorosa non fa vedere i difetti della persona amata, spesso veniva raffigurato con gli occhi coperti da una benda ed una face accesa gli fiammeggiava in una delle mani.
In età ellenistica la sua figura diviene più molle, femminea, sempre più infantile, finché venne rappresentato come un putto alato.

Mietta Silvestri
2025-05-22 08:25:06
Numero di risposte: 1
Eros, noto come Cupìdo presso i Romani, è il dio greco dell'amore potente e irresistibile, rappresentato come un giovane bellissimo armato di arco e frecce.
Eros è il dio dell’amore possente, della forza travolgente che spinge ed attrae gli uomini.
I greci raffiguravano Eros come un giovinetto di aspetto bellissimo, nudo, armato di arco e frecce con cui trafiggeva d’amore il cuore dei mortali e degli dei.
Eros fu portato alla presenza degli dei da sua madre Afrodite, e Zeus consigliò di sopprimerlo a causa del potenziale caos che avrebbe causato.
Nonostante il consiglio di Zeus, Eros fu nascosto nei boschi da Afrodite, dove crebbe nutrito dal latte delle belve feroci e sviluppò la sua abilità con l'arco.
A fare le spese dell’abilità di Eros furono tutti coloro che, venivano raggiunti da una delle frecce, cadendo così inesorabilmente vittime del mal d’amore.
I Romani identificarono il dio greco Eros con il loro Cupido, figlio di Venere, dea dell'amore, e di Vulcano, dio del fuoco.
Nella mitologia romana, era noto soprattutto come il dio giovane e bello che si innamorò di Psiche, una fanciulla bellissima.
In altri racconti appare come un ragazzo dispettoso che colpisce indiscriminatamente uomini e dei con le sue frecce, facendoli innamorare perdutamente.
Nelle raffigurazioni artistiche di solito Cupido appare come un bimbo nudo e alato, spesso bendato, con arco e frecce.

Piccarda Testa
2025-05-10 03:17:13
Numero di risposte: 4
Eros è il dio greco dell’amore, detto in latino Amor e Cupido.
Fu immaginato come un fanciullo o giovinetto alato, armato d’arco e di faretra, piena di dardi infallibili che scaglia contro uomini e dei, infiammandoli di passione amorosa.
Ignoto a Omero, figura da Esiodo in poi, dapprima come un dio della natura e come potenza teogonica, senza genitori o nato dal Caos, o dalla Notte e dal Giorno ecc., poi come dio dell’amore, figlio di Afrodite e Ares o Zeus o Ermete.
La sua figura appare anche in opere di poeti e filosofi.
Prima venerato con simboli aniconici o fallici, Eros fu raffigurato fin dall’arcaismo nell’aspetto di un efebo alato.
Tema prediletto degli artisti greci del 4° sec. a.C.
Nell’arte ellenistico-romana Eros spesso ha un aspetto infantile e viene associato ad Afrodite o al corteggio dionisiaco.
Carattere particolare ha l’Eros funerario che adorna tombe e sarcofagi.

Anselmo Mariani
2025-05-10 00:36:18
Numero di risposte: 1
Eros sarebbe figlio della splendida dea della bellezza Afrodite e del dio della guerra Ares.
I due però non erano sposati ma amanti di lunga data.
Il dio Eros non è l’unico figlio della coppia Afrodite/Ares.
Secondo le fonti Eros aveva un fratello di nome Anteros.
Il filosofo dice che il dio è legato ad Afrodite perché fu concepito durante la festa organizzata per la nascita della dea.
Durante la festa il dio Ingegno si ubriaca e finisce a letto con la dea Povertà.
L’amore per Socrate, o meglio per Diotima, la donna che gli ha raccontato questa storia, è ingegnoso ma anche povero, astuto ma anche duro e ruvido come la povertà, capace di tranelli ma sempre con le tasche vuote.
Mentre Eros fa dispetti e forma coppie improbabili, Anteros è il classico amore corrisposto.
Il dio Eros accanto al fratello cresceva bene, perché l’amore se corrisposto cresce, ma se solo Anteros si allontanava tutto cambiava.
Eros, infatti, tornava ad essere un bambino e ricominciava a fare i capricci e a piangere, proprio come fanno gli innamorati abbandonati o non corrisposti.
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