Qual è il significato del mito di Eros?

Abramo Morelli
2025-06-06 10:19:38
Numero di risposte: 4
Eros è figlio di Pòros e Penìa.
Non è mai povero, ma neanche è mai ricco, ed è una via di mezzo tra la sapienza e l’ignoranza.
Condividendo la natura della madre, ha per destino di essere sempre povero, tutt’altro che tenero e bello, come se l’immaginano molti.
Egli non nacque immortale né mortale: nello stesso giorno ora è in fiore, quando tutto gli va bene, ora, invece, moribondo.
Perciò Eros non è mai povero, ma neanche è mai ricco, ed è una via di mezzo tra la sapienza e l’ignoranza.
La sapienza infatti fa parte delle cose belle, ed è al bello che Eros si volge.
Amore rappresenta simbolicamente la condizione del filosofo, sospesa tra ignoranza e sapienza.
Infatti tra gli dei, che non cercano la sapienza perché la posseggono, e gli ignoranti, che non la cercano perché credono di possederla, il vero filosofo, amante della sapienza, cercherà di avvicinarsi a essa, rincorrendola tutta la vita.

Giovanni Colombo
2025-06-03 22:17:21
Numero di risposte: 2
Eros possiede le caratteristiche di entrambi i genitori. Non può vantare la natura perfetta della divinità, perché, seppur desideroso delle cose buone e belle, eredità paterna, vive in una condizione di privazione, eredità materna. Egli sente la mancanza del bene e del bello, tratto essenziale che dunque lo eleva dalla condizione umana, ignara della proprio vuoto gnoseologico e morale. La natura di Eros è quella di demone, un’essenza intermedia che, avendone coscienza, desidera ciò di cui è privo ed è in possesso delle qualità per raggiungere la condizione alla quale aspira. Un demone che vive fra i mondi, senza far parte di nessuno di essi. Eros non è né povero né ricco. Anche tra sapienza e ignoranza egli sta nel mezzo. Fuor di metafora, il demone dell’amore rappresenta la condizione del filosofo nell’ottica platonica, in continua tensione fra il proprio stato di ignoranza e la ricerca di sopperire a tale mancanza. Il filosofo avverte questo attrito erotico tra la propria condizione di partenza e l’aspirazione al superamento di questa. Eros, in questo senso, incarna la figura del filosofo poiché la propria natura tensionale lo porta a mediare tra gli estremi che ne compongono l’essenza. La continua tensione fra l’alto e il basso, fra lo stato di cosciente privazione e il desiderio di porvi fine, garantisce – o garantirebbe – la possibilità di costruire un mondo via via migliore.

Piccarda De Angelis
2025-05-27 04:53:28
Numero di risposte: 4
Eros rappresenta l'amicizia, considerata superiore all'amore romantico.
Eros è descritto come figlio di Poenia e Poros, simbolizzando la ricerca di ciò che manca ma che si possiede in parte.
Eros è figlio di Poenia, Ricchezza e di Poros, Povertà, egli è ricerca e si identifica con la filosofia.
Le sue origini, per Platone, sono giustificate dal fatto che se Eros fosse stato figlio solo della ricchezza avrebbe già avuto tutto, mentre se fosse stato figlio solo di povertà gli sarebbe mancato tutto.
Al contrario visto la sua duplice origine Eros è alla ricerca di qualcosa che gli manca, ma che in parte già possiede.
Eros si manifesta dapprima come amore fisico: due persone si incontrano e si piacciono, poi Eros va un gradino più vanti e arriva all’amore per l’anima.
Grazie ad Eros gli individui decidono di procreare e danno vita alla famiglia, con la famiglia l’amore si espande sempre di più: più famiglie formano un villaggio e più villaggi formano in Grecia la polis dalla quale derivano le leggi che si rapportano alla giustizia che a sua volta si rapporta al Bene.
L’anima che incarnandosi aveva perso le ali le riacquista grazie ad Eros.
Eros spinge gli individui a procreare, formando famiglie, villaggi e infine la polis, collegando amore e giustizia.
Il concetto di Eros evolve dall'amore fisico all'amore per l'anima, promuovendo la crescita personale e spirituale.

Renata Martino
2025-05-21 21:41:23
Numero di risposte: 1
L’Eros è alla base dell’anima, e dunque, tornando all’analogia tra anima e polis, è alla base della politica. In definitiva, nella filosofia di Platone, l’Eros è la fonte principale di energia dell’anima. Eros è desiderio di bellezza e la bellezza è il fine dell’amore. L’amore carnale è solo il primo livello di un desiderio di procreare nel bello, ma secondo il Socrate del Simposio si può ascendere a livelli più elevati, usando la potenza erotica, spostando il desiderio dai corpi alle anime, alle scienze, fino alla bellezza in sè. Eros è non dio bensì demone, figlio di Risorsa e Povertà. Ha natura intermedia, desidera nella misura in cui è manchevole. Di conseguenza Eros è anche filosofo, perchè non possiede la sapienza ma vi aspira. Qualora non venga governato, l’eros può essere anche il tiranno dell’anima.

Ninfa Rossetti
2025-05-09 03:31:35
Numero di risposte: 1
Eros, il dio dell’amore, era un dio bello, assolutamente no, era brutto, nudo e senza fissa dimora. Eros non era bello ma amava l’avvenenza. Egli era figlio di due divinità totalmente opposte, Penia, la povertà, e Poros, l’espediente, colui che sa come procurarsi ricchezza. Eros sapeva come conquistare fama e ricchezza poiché aveva ereditato l’arguzia dal padre, ma era destinato a perdere tutto quello che otteneva, perché era figlio della povertà.
La sua nudità costante serviva a ricordargli della miseria da dove proveniva e il non avere fissa dimora, dormendo ogni notte sotto le stelle, doveva rammentargli che in qualsiasi momento poteva perdere tutto.
Il dio inizia così a cercare l’amore, e abbagliato dall’influenza di Afrodite, inizialmente crede che esso risieda nella bellezza esteriore dei corpi. Tuttavia poi comprende che esso non è il vero amore, poiché questo tipo di bellezza si può trasformare. Si può perdere con la vecchiaia. Allora cerca altrove questo sentimento, nella bellezza delle anime. Il buon carattere, la moralità, per chi ne è in possesso, rimane per tutta l’esistenza.
Eppure Eros, costantemente smanioso, cerca ancora. Si interroga e capisce che il vero amore non è neppure questo. Lo trova nell’amore platonico, quello per il Bene, ovvero l’idea al vertice della gerarchia di perfezione. Un sentimento superiore, grazie al quale l’uomo può perfezionare se stesso.
E alla fine del racconto socratico, si scopre che Eros, altri non è che l’incarnazione dei filosofi, i quali, per propria natura, vanno alla ricerca della verità, perennemente inquieti, sempre colmi di domande e curiosi del mondo e di ciò che va oltre.
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