Qual è il significato del mito di Eros?

Ninfa Rossetti
2025-05-09 03:31:35
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Eros, il dio dell’amore, era un dio bello, assolutamente no, era brutto, nudo e senza fissa dimora. Eros non era bello ma amava l’avvenenza. Egli era figlio di due divinità totalmente opposte, Penia, la povertà, e Poros, l’espediente, colui che sa come procurarsi ricchezza. Eros sapeva come conquistare fama e ricchezza poiché aveva ereditato l’arguzia dal padre, ma era destinato a perdere tutto quello che otteneva, perché era figlio della povertà.
La sua nudità costante serviva a ricordargli della miseria da dove proveniva e il non avere fissa dimora, dormendo ogni notte sotto le stelle, doveva rammentargli che in qualsiasi momento poteva perdere tutto.
Il dio inizia così a cercare l’amore, e abbagliato dall’influenza di Afrodite, inizialmente crede che esso risieda nella bellezza esteriore dei corpi. Tuttavia poi comprende che esso non è il vero amore, poiché questo tipo di bellezza si può trasformare. Si può perdere con la vecchiaia. Allora cerca altrove questo sentimento, nella bellezza delle anime. Il buon carattere, la moralità, per chi ne è in possesso, rimane per tutta l’esistenza.
Eppure Eros, costantemente smanioso, cerca ancora. Si interroga e capisce che il vero amore non è neppure questo. Lo trova nell’amore platonico, quello per il Bene, ovvero l’idea al vertice della gerarchia di perfezione. Un sentimento superiore, grazie al quale l’uomo può perfezionare se stesso.
E alla fine del racconto socratico, si scopre che Eros, altri non è che l’incarnazione dei filosofi, i quali, per propria natura, vanno alla ricerca della verità, perennemente inquieti, sempre colmi di domande e curiosi del mondo e di ciò che va oltre.