Come finisce la storia di Scilla e Cariddi?

Samira Marini
2025-08-05 12:08:36
Numero di risposte
: 4
Dopo la trasformazione, secondo il mito, Scilla si rifugiò in preda alla disperazione e alla rabbia in una grotta sotto la Rocca, in prossimità di alcuni scogli a pochi chilometri da Cariddi, proprio lui, che abita la sponda Sicula. Scilla e Cariddi non sono altro che due creature spaventose condannate a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro, entrambi presenza costante e inesorabile nel cuore del Mediterraneo. Sulla sponda sicula, invece, erano le correnti marine a generare dei vortici, che si verificano ancora oggi ma con intensità minore, che inghiottivano le imbarcazioni che vi passavano vicino. Anche qui si pensò ad un mostro, ed ecco Cariddi, una creatura addirittura in grado di risucchiare l’acqua del mare e rigettarla all’improvviso, creando enormi vortici. La nascita del mito si può far risalire al XVIII secolo, quando sotto la rocca di Scilla era presente una formazione di scogli molto particolare che dava l’impressione di una creatura mostruosa che usciva dalla grotta. Con il mare in burrasca e gli scogli che dilaniavano le imbarcazioni causando la morte di molti, nacque il mito del mostro di Scilla. Al tempo dei greci, le mareggiate erano frequenti e le imbarcazioni che passavano per lo Stretto venivano spinte dal mare contro la rocca.

Egidio Marini
2025-08-05 10:38:50
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: 2
La nave riesce a superare il rischio di essere inghiottiti dal vortice di Cariddi. Mentre tutti sono intenti a guardarlo e a proseguire la rotta, le sei teste di Scilla afferrano e divorano improvvisamente altrettanti compagni di Odisseo. Essi invocano il suo aiuto, però egli non può far nulla per loro. Odisseo e i compagni superstiti raggiungono l’isola del Sole. La nave resta bloccata per un mese dalla mancanza di venti favorevoli. Un giorno, mentre Odisseo dorme, Euriloco invita i compagni affamati a mangiare gli animali sacri del dio. Odisseo si sveglia troppo tardi per impedirlo. Al settimo giorno riprendono il mare. Si scatena una terribile tempesta che fracassa la nave e fa morire tutto l’equipaggio. Odisseo si salva unendo l’albero maestro a un pezzo della chiglia. Su questa zattera di fortuna raggiunge di nuovo il vortice di Cariddi, che inghiottisce l’imbarcazione, mentre l’eroe si salva aggrappandosi a un fico cresciuto sullo scoglio. Riprende poi il mare, aggrappandosi ad alcuni pezzi di legno. Così va alla deriva per nove giorni, finché raggiunge l’isola di Calipso.

Lia Ferretti
2025-08-05 09:40:16
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: 2
Dalla sua tana in una grotta divorava qualunque cosa si avventurasse a portata di mano, compresi sei compagni di Ulisse. Il naufrago Ulisse sfuggì a malapena alle sue grinfie aggrappandosi a un albero finché la zattera improvvisata che aveva ingoiato galleggiò di nuovo in superficie dopo molte ore. Tornando al libro XII Ulisse racconta ai Feaci il viaggio straziante che lui e il suo equipaggio hanno affrontato mentre cercavano di ritrovare la strada di casa, compresi i loro incontri con i mangiatori di loto, i Lestrigoni e la maga Circe, la loro fuga dalla grotta di il ciclope Polifemo, la loro dura navigazione tra Scilla e Cariddi e il naufragio finale in cui Ulisse viene portato a riva nella sola Ogigia. Le due guardiane, Scilla in terra calabra, in corrispondenza del promontorio Scilleo, Cariddi a distanza di un dardo, in terra sicula come altre creature dei tempi antichi, non sono più lo specchio di reali pericoli e prove per eroi.

Dindo Basile
2025-08-05 08:54:05
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: 4
La leggenda narra che vicino agli scogli di Zancle, Scilla incontrò Glauco, pescatore trasformato in una divinità marina per aver mangiato l’erba che ridava vita ai suoi pesci e poi istruito all’arte della profezia da Oceano e Teti.
La ninfa, terrorizzata dall’essere per metà umano e per metà pesce, scappò via, nonostante i tentativi di Glauco di spiegarle la sua vicenda.
In preda alla disperazione, Glauco si rivolse alla maga Circe, dea figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli uomini.
Egli desiderava un bell’aspetto per attrarre l’amata Scilla a sé.
Ma l’unico risultato che Glauco ottenne fu quello di scatenare la gelosia della maga che tentò di sedurre l’uomo-pesce.
Rifiutata da Glauco, Circe scatenò la sua furia su Scilla trasformandola in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti.
Secondo la leggenda, in preda alla disperazione Scilla si rifugiò in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello e che esiste ancora oggi.
Prima di essere un mostro, Cariddi era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità.
Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni.
Cosi Zeus la fulminò, gettandola poi in mare, dove mutò in un gigantesco mostro marino spaventoso.
Cariddi divenne così la creatura più temuta, infestando le acque della sponda messinese con la sua furia.
La leggenda ha da sempre spaventato marinai i viaggiatori, rendendo lo stretto tra Reggio e Messina famoso in tutto il Mediterraneo.

Chiara Russo
2025-08-05 07:57:38
Numero di risposte
: 3
Tuttavia, una sera vide apparire lì il dio marino Glauco, un essere metà uomo e metà pesce.
Questo si innamorò perdutamente della ragazza, ma lei, terrorizzata dal suo aspetto, scappò.
Vedendo quel rifiuto, Glauco andò dalla maga Circe e le chiese un filtro d'amore.
Quest'ultima era innamorata, a sua volta, del dio e provò a dissuaderlo dalla sua richiesta, dichiarandosi.
Glauco la rifiutò e Circe, furiosa, decise di vendicarsi, preparando una pozione malefica da gettare nella spiaggia di Messina.
Quando Scilla andò a fare il suo solito bagno, venne trasformata dall'acqua in una mostruosa creatura dalle 6 teste di cane, un busto enorme e le gambe a forma di serpente.
Terrorizzata, l'ex-ninfa si rifugiò in uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi e da quel momento le due vennero sempre associate insieme.
Omero, raccontando le avventure di Ulisse, narrò come fosse impossibile per le navi che passavano lungo lo Stretto di Messina non imbattersi in una delle due.
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