Qual è il significato di Cariddi?
Pietro Galli
2025-09-01 12:34:58
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: 2
Di fronte a Scilla, sulla costa siciliana, si trovava invece Cariddi. Cariddi era anch’essa una bellissima ninfa, figlia di Poseidone e Gaia. Era ghiotta e golosa, vorace e insaziabile. Fu allora trasformata in mostro da Zeus per punirla del suo continuo appettito. Il mostro marino Cariddi aveva una bocca enorme con la quale risucchiava e sputava l’acqua di mare tre volte al giorno, formando dei grossi vortici in superficie, che risucchiavano nelle profondità marine le navi e i loro equipaggi, per poi far tornare a galla soltanto i resti.
Scilla e Cariddi secondo la tradizione sono i due mostri marini che abitavano nello Stretto di Messina.
Agivano insieme spingendo le imbarcazioni ora verso una sponda ora verso l’altra con lo scopo di affondare chi tentava incautamente di superare lo stretto.
Dopo aver fatto naufragare le imbarcazioni, divoravano i marinai.
Gavino Grassi
2025-08-19 08:54:17
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: 6
È la storia di Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, trasformata dalla maga Circe nell’orrendo mostro che da secoli secondo la leggenda funesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus capace di ingoiare e rigettare l'acqua del mare per tre volte al giorno causando mortali vortici.
Sulla sponda sicula, invece, erano le correnti marine a generare dei vortici, che si verificano ancora oggi ma di intensità minore, che spesso inghiottivano le imbarcazioni che vi passavano vicino.
Anche qui si pensò ad un mostro, Cariddi, che risucchiava l’acqua del mare e la rigettava creando enormi vortici.
Esseri condannati a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro, entrambi presenza costante e inesorabile nel cuore del Mediterraneo.
Giordano Ricci
2025-08-17 22:38:37
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: 5
Cariddi è un vortice localizzato di fronte a Scilla, nello stretto di Messina, conosciuto e temuto dagli antichi naviganti che vi costruirono sopra il mito di mostri che in antri abissali attendono navi e naviganti.
D. si serve dell'immagine di C. per descrivere l'eterno scontrarsi degli avari e dei prodighi, in If VII 22 Come fa l'onda là sovra Cariddi, / che si frange con quella in cui s'intoppa, così convien che qui la gente riddi.
Nota quod Farúm, in Sicilia, iuxta Messanam civitatem, est quoddam brachium maris ubi aliquando est magnus discursus, et magni gurgites fiunt ibi, qui naves absorbent et demergunt, iuxta illud Ps.: Veni in altitudine maris, et tempestas demersit me.
Item in illo Pharo sunt Syrtes e Caribdes e scopuli praegrandes e multa infortunia, offrendocene una visione dalla costa siciliana che egli ha derivato da racconti di monaci di Messina.
Cariddi è uno mare el quale è in septentrione, et è molto percosso da la buora e fallo molto ondezare.
Vienna Mancini
2025-08-07 13:00:06
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: 4
Cariddi è un mostro marino della mitologia greca.
In principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità.
Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, che risucchiava l'acqua del mare e la rigettava, creando enormi vortici che affondavano le navi in transito.
Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso.
La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla, sicché le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino a uno dei due mostri.
Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, guidati da Teti, una delle Nereidi e madre di Achille.
Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, perdendo quindi solo sei compagni, divorati dalle altrettanto teste di Scilla, anziché l'intero equipaggio.
Tuttavia, dopo che Elio e Zeus distrussero la sua nave, Odisseo per poco non finì nelle sue fauci, aggrappandosi a una radice di un fico sull'isola di Cariddi, prima di venire inghiottito.
Nell'antichità questa leggenda si è originata poiché secondo molti la navigazione sullo stretto di Messina, in corrispondenza del passaggio tra Scilla in Calabria e il Capo Peloro era pericolosa, ma questo in realtà non corrisponderebbe al vero.
Cariddi è stata descritta anche da Virgilio, nel terzo libro della sua Eneide, come una vorago d’un gran baratro che tre volte i vasti flutti rigirando assorbe e tre volte a vicenda li ributta con immenso bollor fino a le stelle.
Asia Guerra
2025-07-28 17:26:50
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È il famoso vortice ricordato dall'Odissea e collocato di fronte a Scilla, sotto una rupe non alta dominata da un caprifico.
Anche nel mito degli Argonauti ricorre il nome del vortice che Giasone e i suoi poterono scansare grazie all'aiuto di Tetide.
Quando le peregrinazioni di Odisseo furono localizzate in Occidente, forse in seguito alle navigazioni dei Calcidesi in questi mari, anche Cariddi venne indicata nello Stretto di Messina dove il vortice fu identificato con uno dei tanti gorghi formati dall'incontrarsi delle correnti.
L'etimologia non è chiara, forse preellenica.
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