:

Qual è il significato di Cariddi?

Vienna Mancini
Vienna Mancini
2025-08-07 13:00:06
Numero di risposte : 1
0
Cariddi è un mostro marino della mitologia greca. In principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, che risucchiava l'acqua del mare e la rigettava, creando enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla, sicché le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino a uno dei due mostri. Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, guidati da Teti, una delle Nereidi e madre di Achille. Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, perdendo quindi solo sei compagni, divorati dalle altrettanto teste di Scilla, anziché l'intero equipaggio. Tuttavia, dopo che Elio e Zeus distrussero la sua nave, Odisseo per poco non finì nelle sue fauci, aggrappandosi a una radice di un fico sull'isola di Cariddi, prima di venire inghiottito. Nell'antichità questa leggenda si è originata poiché secondo molti la navigazione sullo stretto di Messina, in corrispondenza del passaggio tra Scilla in Calabria e il Capo Peloro era pericolosa, ma questo in realtà non corrisponderebbe al vero. Cariddi è stata descritta anche da Virgilio, nel terzo libro della sua Eneide, come una vorago d’un gran baratro che tre volte i vasti flutti rigirando assorbe e tre volte a vicenda li ributta con immenso bollor fino a le stelle.
Asia Guerra
Asia Guerra
2025-07-28 17:26:50
Numero di risposte : 3
0
È il famoso vortice ricordato dall'Odissea e collocato di fronte a Scilla, sotto una rupe non alta dominata da un caprifico. Anche nel mito degli Argonauti ricorre il nome del vortice che Giasone e i suoi poterono scansare grazie all'aiuto di Tetide. Quando le peregrinazioni di Odisseo furono localizzate in Occidente, forse in seguito alle navigazioni dei Calcidesi in questi mari, anche Cariddi venne indicata nello Stretto di Messina dove il vortice fu identificato con uno dei tanti gorghi formati dall'incontrarsi delle correnti. L'etimologia non è chiara, forse preellenica.