Cosa fa Ulisse a Scilla e Cariddi?

Lucrezia Mancini
2025-07-20 09:06:31
Numero di risposte
: 2
Ulisse, con la sua astuzia, è riuscito a superare e sopravvivere alla lunga serie di ostacoli mortali, incontrati durante il suo viaggio. Dopo aver lasciato l’Isola di Circe ed aver attraversato indenne le Sirene dalla voce incantatrice, deve ora scegliere tra due rotte impossibili: la prima passa tra gli scogli battenti, la seconda tra Scilla e Cariddi. Ulisse ordina ai suoi uomini di evitare le rocce battenti e di puntare al canale: lo Stretto di Messina, Scilla e Cariddi. Ulisse ed il suo equipaggio non furono in grado di superare la prova incolumi: l’eroe manovra la nave in modo da passare più vicino a Scilla, in quanto perdere tutta la nave sarebbe molto peggio che perdere solo una parte del suo equipaggio. Li prese una pallida angoscia. Noi volgemmo ad essa lo sguardo, temendo la fine, ed ecco Scilla mi prese dalla nave ben cava i sei compagni migliori per le braccia e la forza. I suoi compagni vengono trascinati nelle acque dalle bocche del mostro, ma lui è impotente e, inoltre, cosciente che quegli uomini stanno morendo per colpa della sua decisione. Dopotutto, anche il più umano tra i comandanti sa che prima o poi potrebbe trovarsi a dover sacrificare alcuni dei suoi uomini per compiere la missione.

Harry Mazza
2025-07-07 10:17:11
Numero di risposte
: 1
La nave riesce a superare il rischio di essere inghiottiti dal vortice di Cariddi. Mentre tutti sono intenti a guardarlo e a proseguire la rotta, le sei teste di Scilla afferrano e divorano improvvisamente altrettanti compagni di Odisseo.
Essi invocano il suo aiuto, però egli non può far nulla per loro.
L’eroe ha tentato invano di contrastare Scilla con le inutili armi, dimenticando i consigli di Circe.
La maga gli ha suggerito di non indossarle e di rivolgere invece una preghiera a Crataide, la divinità marina madre del mostro.
Odisseo, però, nel suo orgoglio, dimentica i consigli: per lui è doloroso, perché disonorevole e umiliante, il divieto di usare le armi.
Di fronte a Scilla sta Cariddi in agguato all’ombra del fogliame di un immenso fico, su una rupe inacessibile.
Il mostro Cariddi per tre volte al giorno inghiotte e vomita dall’orrenda bocca enormi quantità di acqua con tutto quel che contiene.
Scilla e Cariddi, raffigurati dalla tradizione antica come due mostri, simboleggiano fantasticamente la pericolosità dello Stretto di Messina, un tratto di mare caratterizzato da molti gorghi e fortissime correnti.
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