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Cosa ci ricorda Cariddi?

Ettore Mazza
Ettore Mazza
2025-08-10 07:30:57
Numero di risposte : 2
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La parola "ricorda" deriva dal latino "recordare," che significa "guardare" o "cercare in un luogo." Il termine inglese "record" è coinvolto nella creazione della parola "ricordo." La parola "cariddi" deriva dal latino "caridium," che significa "carica" o "corticante." Il termine inglese "cari" è un aggettivo che indica "più forte" o "più intenso." La definizione "SI RICORDA CON CARIDDI" può apparire in diverse riviste di parole crociate, inclusa La settimana enigmistica. Noi ti offriamo una risposta verificata e accurata, così che tu possa completare il tuo cruciverba senza dubbi. La nostra soluzione per "SI RICORDA CON CARIDDI" è studiata per funzionare anche con cruciverba online e applicazioni per parole crociate. Se incontri la definizione "SI RICORDA CON CARIDDI" in un altro contesto cruciverbistico, potrebbe assumere significati leggermente differenti. Tuttavia, la soluzione proposta qui si adatta alla maggior parte delle griglie italiane, offrendoti una risposta che puoi usare con fiducia.
Ariel Mazza
Ariel Mazza
2025-08-05 01:13:17
Numero di risposte : 5
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Pasquale Greco
Pasquale Greco
2025-07-22 20:16:08
Numero di risposte : 3
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Cariddi era anch’essa una bellissima ninfa, figlia di Poseidone e Gaia. Era ghiotta e golosa, vorace e insaziabile. Fu allora trasformata in mostro da Zeus per punirla del suo continuo appettito. Il mostro marino Cariddi aveva una bocca enorme con la quale risucchiava e sputava l’acqua di mare tre volte al giorno, formando dei grossi vortici in superficie, che risucchiavano nelle profondità marine le navi e i loro equipaggi, per poi far tornare a galla soltanto i resti. Di fronte a Scilla, sulla costa siciliana, si trovava invece Cariddi. Il mito di Scilla e Cariddi nacque per dar corpo alle paure e a timori reali che dovevano provare i naviganti quando attraversavano lo Stretto di Messina vista la presenza, ancora oggi, di correnti e di gorghi pericolosi per le imbarcazioni leggere dell’epoca. Agivano insieme spingendo le imbarcazioni ora verso una sponda ora verso l’altra con lo scopo di affondare chi tentava incautamente di superare lo stretto. Dopo aver fatto naufragare le imbarcazioni, divoravano i marinai.
Fortunata Caruso
Fortunata Caruso
2025-07-22 16:08:34
Numero di risposte : 2
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Il leggendario mostro ricordato con Cariddi Il temuto scoglio con Cariddi Fronteggia Cariddi Il mitologico scoglio di fronte a Cariddi Il navigante la temeva con Cariddi È di fronte a Cariddi Lo scoglio con Cariddi I naviganti la temevano insieme con Cariddi
Barbara Ferri
Barbara Ferri
2025-07-22 15:44:46
Numero di risposte : 6
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Cariddi è un mostro marino della mitologia greca. In principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, che risucchiava l'acqua del mare e la rigettava (fino a tre volte al giorno), creando enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla, sicché le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino a uno dei due mostri. Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, guidati da Teti, una delle Nereidi e madre di Achille. Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, perdendo quindi solo sei compagni (i rematori più valorosi), divorati dalle altrettante teste di Scilla, anziché l'intero equipaggio. Tuttavia, dopo che Elio e Zeus distrussero la sua nave, Odisseo per poco non finì nelle sue fauci, aggrappandosi a una radice di un fico sull'isola di Cariddi, prima di venire inghiottito. Anche Virgilio, nel terzo libro della sua Eneide, fa una descrizione. Nell’antichità questa leggenda si è originata poiché secondo molti la navigazione sullo stretto di Messina, in corrispondenza del passaggio tra Scilla in Calabria e il Capo Peloro era pericolosa, ma questo in realtà non corrisponderebbe al vero.