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Cosa succede a Scilla e Cariddi?

Siro Villa
Siro Villa
2025-08-03 16:55:18
Numero di risposte : 4
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I vortici davanti la Spiaggia di Torre Faro di Messina sono Cariddi, quelli dinanzi la costa calabrese, da Alta Fiumara a Punto Pezzo, sono Scilla. Derivano dall’urto delle acque contro Punta Torre Cavallo e Cannitello. Si dice che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. Un bell’attacco di sfortuna, ad esempio, l’hanno avuto le protagoniste della nostra storia: Scilla e Cariddi, due belle giovani che dall’oggi al domani hanno visto le loro vite cambiare senza rendersene conto. La signorina Cariddi era una bella ninfa nata dall’unione di Poseidone e Gea. Era molto famosa per la sua voracità. Un bel giorno rubò i buoi di Gerione ad Eracle e poi ne mangiò alcuni. Proprio a causa di questo piccolo spuntino fu fulminata da Zeus, gettata in mare e trasformata in mostro marino. Divenne però un personaggio famoso, chiunque aveva paura di lei, le dedicavano canzoni e storie. Addirittura Omero le dedicò alcune pagine della sua Odissea, dicendo che il mostro ingoiava tre volte al giorno un enorme quantità d’acqua per poi sputarla trattenendo, però, tutti gli esseri viventi che vi trovava. Stava nella sponda siciliana in attesa che le navi passassero per poterle affondare. Anche lei era una ninfa, figlia di Tifone e Echidna. Viveva più o meno dove ora si trova Reggio Calabria e le piaceva farsi delle passeggiate a Zancle, l’attuale Messina, e farsi il bagno nelle acque del Tirreno. Una notte, mentre si trovava nei pressi di Zancle incontrò un dio marino, metà uomo e metà pesce, chiamato Glauco. Lui ne rimase folgorato, si innamorò della bellissima ninfa ma questa lo rifiutò. Per poter fare in modo che Scilla ricambiasse il suo amore, Glauco si recò dalla maga Circe e le chiese un filtro d’amore, ma Circe, desiderava ardentemente Glauco e gli propose di scegliere lei anziché quella sciacquetta di una ninfa. Glauco rifiutò le avances della maga e andò via. Giusto giusto, con tutte le donne che ci sono al mondo chi va a rifiutare questa qui, una maga. Ovviamente Circe, infastidita dal rifiuto decise di vendicarsi della rivale, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle e versò il filtro in mare. Quando Scilla si fece il bagno, iniziò a trasformarsi in una creatura mostruosa con sei teste di cani rabbiosi. Immediatamente si nascose e da lì cominciò la sua carriera di Mostro marino e si diresse verso la costa calabra. Anche lei, come Cariddi seminava terrore tra i naviganti che passavano nello stretto. Cariddi è rimasta per sempre nello Stretto di Messina proprio sulla riva opposta a quella di Scilla. L’esigenza di creare questa leggenda nasce dal fatto che lo Stretto ebbe in tempi remoti la fama di luogo impervio e pericoloso per la navigazione. Le correnti, in questo tratto di mare, sono rapide ed irregolari, i venti vi spirano violenti e le correnti, a volte, possono raggiungere una velocità di 9 Km all’ora e scontrandosi dare luogo ad enormi vortici che sicuramente in passato riuscivano a terrorizzare i naviganti.
Stefania Gatti
Stefania Gatti
2025-07-27 13:34:19
Numero di risposte : 3
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Ulisse ordina ai suoi uomini di evitare le rocce battenti e di puntare al canale: lo Stretto di Messina, Scilla e Cariddi. Navigavamo gemendo attraverso lo stretto: da una parte era Scilla, dall’altra la chiara Cariddi cominciò orridamente a succhiare l’acqua salsa del mare. Quando la vomitava, gorgogliava tutta fremente, come su un gran fuoco un lebete: dall’alto la schiuma cadeva sulla cima di entrambi gli scogli. Li prese una pallida angoscia. Noi volgemmo ad essa lo sguardo, temendo la fine, ed ecco Scilla mi prese dalla nave ben cava i sei compagni migliori per le braccia e la forza. Ulisse ed il suo equipaggio non furono in grado di superare la prova incolumi: l’eroe manovra la nave in modo da passare più vicino a Scilla, in quanto perdere tutta la nave sarebbe molto peggio che perdere solo una parte del suo equipaggio. I suoi compagni vengono trascinati nelle acque dalle bocche del mostro, ma lui è impotente e, inoltre, cosciente che quegli uomini stanno morendo per colpa della sua decisione.
Selvaggia Valentini
Selvaggia Valentini
2025-07-27 11:00:08
Numero di risposte : 4
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Scilla è colei che dilania, Cariddi invece colei che risucchia. Dopo averla presentata all’eroe, Omero lo esorta a non avvicinarsi ad essa: “E alle sue falde assorbe La temuta Cariddi il negro mare. Tre fïate il rigetta, e tre nel giorno L’assorbe orribilmente. Or tu a Cariddi Non t’accostar, mentre il mar negro inghiotte” Inevitabilmente, però, sa di dover sacrificare sei dei suoi compagni prima di approdare all’isola del Sole, nonché odierna Sicilia, come profetizzato dall’indovino Tiresia. Si sente impotente. Non può far nulla per salvare tutti i suoi compagni. E così, si arrende alla loro inevitabile morte. La navigazione non è certo facile, correnti celeri e irregolari creano vortici visibili anche ad occhio nudo. Oggi possiamo dare spiegazioni tecniche e razionali a questi fenomeni, ma un tempo non era così. Gli strumenti di ricerca ancora non esistevano. Credere a mostri divoratori di uomini era più pauroso ma sicuramente anche più affascinante.
Lamberto D'angelo
Lamberto D'angelo
2025-07-27 09:45:53
Numero di risposte : 1
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Scilla era originariamente una bellissima ninfa, figlia di Forco, un dio marino. Diversi dei e mortali si innamorarono di lei, ma Scilla mantenne sempre la sua purezza. La sua bellezza suscitò l’invidia e la gelosia di Circe, una potente maga. Circe si innamorò di Glauco, un dio marino, che però era innamorato di Scilla. Incapace di sopportare il rifiuto, Circe decise di vendicarsi. Usando potenti incantesimi e pozioni, trasformò Scilla in un mostro marino con sei teste di cane e dodici zampe. Dopo la trasformazione, Scilla si rifugiò in una grotta su un promontorio roccioso nello stretto di Messina. Da lì, attaccava qualsiasi nave che passasse, afferrando i marinai con le sue numerose teste e divorandoli. La sua rabbia e il suo dolore per la trasformazione la resero un pericolo mortale per chiunque attraversasse lo stretto. Cariddi, dall’altra parte dello stretto, era un altro temibile mostro marino. Figlia di Poseidone e di Gea, Cariddi era una ninfa che venne trasformata in un mostro marino da Zeus come punizione per aver rubato i buoi di Eracle. Cariddi fu condannata a vivere sul fondo del mare, risucchiando e risputando enormi quantità d’acqua tre volte al giorno, creando vortici mortali. I marinai temevano i suoi potenti vortici che rendevano il passaggio nello stretto di Messina estremamente pericoloso. La combinazione di Scilla e Cariddi rappresentava una sfida quasi insormontabile per chiunque cercasse di navigare attraverso lo stretto. Uno dei racconti più famosi legati a Scilla e Cariddi è quello di Ulisse, l’eroe dell’Odissea di Omero. Durante il suo viaggio di ritorno a Itaca, Ulisse dovette affrontare il pericolo dello stretto di Messina. Seguendo i consigli della maga Circe, Ulisse decise di navigare più vicino a Scilla, ritenendo che fosse preferibile perdere alcuni uomini piuttosto che rischiare di perdere l’intera nave nei vortici di Cariddi. Così, Ulisse riuscì a passare attraverso lo stretto, sacrificando alcuni dei suoi uomini a Scilla.
Renata Martino
Renata Martino
2025-07-27 08:52:40
Numero di risposte : 5
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Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, trasformata dalla maga Circe nell’orrendo mostro che da secoli secondo la leggenda funesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus capace di ingoiare e rigettare l'acqua del mare per tre volte al giorno causando mortali vortici. Rifiutata da Glauco, Circe riversa la sua furia vendicativa su Scilla trasformandola con un ferale sortilegio in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti, terrore di navigatori e marinai di ogni epoca. Da quel momento, secondo la leggenda, Scilla si rifugia in preda alla disperazione e alla rabbia in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello e che esiste ancora oggi, in prossimità di alcuni scogli a pochi chilometri da Cariddi che abita la sponda Sicula. Esseri condannati a vivere in eterno l’uno di fronte all’altro, entrambi presenza costante e inesorabile nel cuore del Mediterraneo. Non tutti sanno che fino al XVIII secolo sotto la rocca di Scilla era presente una formazione di scogli molto particolare, essi davano l’impressione di una creatura mostruosa che usciva dalla grotta. Al tempo dei greci, le mareggiate erano frequenti e le imbarcazioni che passavano per lo Stretto venivano spinte dal mare contro la rocca. Con il mare in burrasca e gli scogli che dilaniavano le imbarcazioni causando la morte di molti, nacque il mito del mostro di Scilla. Sulla sponda sicula, invece, erano le correnti marine a generare dei vortici, che si verificano ancora oggi ma di intensità minore, che spesso inghiottivano le imbarcazioni che vi passavano vicino. Anche qui si pensò ad un mostro, Cariddi, che risucchiava l’acqua del mare e la rigettava creando enormi vortici.