Qual è la leggenda di Rea Silvia?

Brigitta Greco
2025-08-02 21:56:32
Numero di risposte
: 2
Rea Silvia fu, secondo la leggenda, la madre dei gemelli Romolo e Remo, i mitici fondatori di Roma.
Secondo Livio, Rea Silvia era la figlia di Numitore, discendente diretto di Enea e re della mitica Alba Longa, fondata da Ascanio, il figlio dello stesso eroe troiano.
Il fratello minore di Numitore, Amulio, usurpò il trono e uccise i suoi nipoti maschi, salvò però l’unica figlia femmina di suo fratello, Rea Silvia, e la costrinse a diventare una sacerdotessa della Dea Vesta.
Alle vestali infatti era proibito venire meno all’obbligo di castità per almeno trent’ anni.
Rea Silvia però, sorpresa, partorisce due gemelli, Romolo e Remo.
Amulio va su tutte le furie e ordina di farli sparire.
La serva a cui fu affidato il compito, tuttavia, ne ebbe pietà, li mise in una cesta e li affidò alle acque del Tevere.
Un’altra versione della storia racconta invece che l’ordine di gettare i gemelli al fiume venne direttamente da Amulio.
La cesta si arenò miracolosamente in un’ansa del fiume.
I due gemelli furono qui ritrovati da una Lupa che li portò nella grotta dove stava la sua tana, qui li allattò, salvando loro la vita.
Stando a Livio la giovane vestale venne stuprata.
Per nascondere la vergogna della poverina e celare l’imbarazzo per l’accaduto, si decise di attribuire ad una divinità la paternità dei gemelli.
Marte, quindi, si sarebbe invaghito della giovane, seducendola e costringendola a rompere il voto di castità.

Alighieri Ruggiero
2025-07-25 09:38:14
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: 3
Rea Silvia, detta anche Ilia, vergine vestale che, fecondata da Marte, diede alla luce Romolo e Remo.
Intorno a questa figura mitica si sono accumulati gli elementi leggendarî che si possono distinguere come segue:
1. una leggenda indigena, per cui il fondatore di Roma deriverebbe dalle due divinità più care al devoto orgoglio dei Romani: Marte e Vesta.
Questo deriverebbe da quanto riportato da Plutarco, per cui Tarchezio re di Alba avrebbe veduto un membro erigersi nel focolare, e questa visione sarebbe stata spiegata da un oracolo etrusco come il preannuncio dell'accoppiamento di quel membro con una vergine da cui sarebbe nato un essere mirabile per gagliardia e fortuna.
La vergine, rifiutatasi la figlia del re, sarebbe stata la sua ancella.
2. una leggenda albana, che è quella divenuta canonica, per cui Silvia figlia dell'ultimo re della dinastia dei Silvî, Numitore, sarebbe stata dallo zio Amulio, usurpatore del trono, costretta a farsi vestale per estinguere la discendenza del fratello.
E un giorno, mentre dormiva in un boschetto sulla riva del Tevere, fu incontrata da Marte che la fece sua.
Manifestatasi la gravidanza, Amulio la fece imprigionare e dopo il parto mettere a morte.
Secondo un'altra versione essa morì per gli stenti della prigionia.
Il cadavere fu fatto gittare nel fiume, ma il Tevere, oppure l'Aniene, la raccolse e si unì a lei.
Secondo un'altra versione, viene lasciata in vita per le preghiere della figlia di Amulio, ma mantenuta in prigione, dalla quale viene liberata alla morte di Amulio.
La leggenda albana spiega il duplice nome della madre di Romolo, perché Rea non ha nulla a che fare con la greca ‛Ρέα ma significa o rea voti, cioè "votata", vestale, oppure semplicemente l'"accusata"; e Silvia è nome indigeno della tradizione albana.

Vera Rossi
2025-07-25 08:57:01
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: 3
Esistono varie versioni della sua leggenda.
Secondo la versione albana, più diffusa e divenuta poi canonica, R., figlia di Numitore, perseguitata dallo zio Amulio usurpatore del trono, fu costretta a farsi vestale.
In seguito, fecondata miracolosamente da Marte mentre dormiva presso una fonte, fu imprigionata e dopo il parto uccisa, oppure morì di stenti e fu fatta gettare nel Tevere, che la fece sua moglie o, ancora, fu liberata dalla prigione alla morte di Amulio.
La versione seguita da Nevio e da Ennio ne fa una figlia di Enea.

Violante Amato
2025-07-25 07:07:22
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: 3
La sua storia ci è narrata, tra gli altri, da Tito Livio nel Libro I di Ab Urbe condita. Silvia era la figlia di Numitore, sovrano di Albalonga e discendente di Enea. Quando il legittimo re fu spodestato dal fratello minore Amulio, questi ne uccise tutti gli eredi maschi. Silvia fu graziata ma allo stesso tempo costretta a farsi vestale. Avendo le sacerdotesse della dea Vesta l’obbligo di castità, Amulio pensò di aver messo al sicuro in questo modo il potere da lui appena acquisito. La donna tuttavia fu vittima di stupro. Livio riporta che Silvia «sia che fosse in buona fede, sia che intendesse rendere meno turpe il fatto» attribuì la responsabilità della violenza al dio Marte. Una violenza divina insomma, perpetrata in un bosco sacro mentre la fanciulla vi giaceva addormentata. Secondo altre versioni invece la violenza subita dalla donna fu del tutto umana, opera di qualche sciagurato se non addirittura dello stesso zio Amulio. Quel che è assodato, almeno nel mito, è che Silvia rimase incinta, partorendo una coppia di gemelli maschi dai cui destini poi nacque Roma: Romolo e Remo. Amulio fece giustiziare la nipote o forse imprigionare, le fonti sono discordanti. Non riuscì però a disfarsi dei due pargoli nonostante avesse dato l’ordine di ucciderli. Una serva infatti ne ebbe pietà e posti in una cesta li affidò alle acque del Tevere che placidamente li condussero lì dove, anni dopo, sarebbe sorta proprio Roma. Nelle versioni in cui Silvia, a questo punto della storia, è ancora viva si sa solamente che la donna fu infine liberata dai suoi stessi figli. Dopodiché il suo ruolo si interrompe. Esce dal mito e resta nella leggenda, anche se in disparte, come una sorta di ‘madre’ di Roma. Ma a ben vedere il suo destino si delinea e conclude con la violenza subita, la quale dà origine a qualcosa di molto più grande di lei. Ciò che è curioso notare è come anche in questo racconto la spinta narrativa prenda origine da uno stupro “mitico”.
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