Qual è l'ottava arte?

Renata Sartori
2025-09-24 19:24:16
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: 5
Il prossimo 2 dicembre 2024 il Teatro Argentina – Teatro di Roma ospiterà la Compagnia dei detenuti ed ex detenuti attori del Carcere di Rebibbia condotta dall'Associazione Ottava Arte, attivi sulle scene teatrali da oltre vent’anni. Porta la notizia che esiste un modo nuovo, più equilibrato ed inclusivo di condurre la relazione fra Istituzioni penitenziarie e Istituzioni culturali, fra pena e redenzione, verso la riabilitazione dei condannati attraverso l’arte, il sapere e il lavoro. La Manifestazione prevede, alle ore 15,00, presso la Sala Squarzina, un Dibattito aperto sul tema del valore sociale delle Arti performative. Il titolo è “Spettacolo e rigenerazione sociale: impresa, territorio, valutazione”. Parteciperanno, oltre agli operatori del settore, parlamentari, rappresentanti delle Istituzioni locali, membri delle Commissioni consultive del Ministero della Cultura, esponenti del mondo della Giustizia e dell’Università. Il Progetto è realizzato da Ottava Arte in collaborazione con La Ribalta – Centro Studi “Enrico Maria Salerno”, con la Direzione della Casa Circondariale Roma Rebibbia N.C., e grazie all’ospitalità della Fondazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale.

Lidia Palumbo
2025-09-24 16:53:15
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: 3
Il cibo è diventato il colore del pittore, le note del musicista, le parole del poeta, la creta dello scultore.
L’arte culinaria è espressione, creazione, emozione, unita a perizia e tecnica, ma c’è di più: il cibo, al contrario delle altre arti, è l’unico in grado di soddisfare tutti e cinque i sensi, riuscendo realmente a toccare le corde più recondite del nostro essere.
In quanto arte, quella culinaria è facilmente, e ovviamente, accomunabile alle altre, ed in esse si riflette, comunica, da o trae ispirazione.
Eppure l’arte culinaria, al contrario per esempio della pittura, è effimera, mai uguale, cagionevole, un’esperienza momentanea che dopo poco svanisce, lasciando solo l’alone del suo ricordo e il profumo delle emozioni che ha risvegliato.

Giuseppina Conte
2025-09-24 16:20:24
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: 1
La fotografia è stata definita ed interpretata come arte e il fotografo è divenuto un “autore”.
La questione se la fotografia sia o meno considerabile un’arte, che negli anni ha sollevato molteplici e svariate discussioni, si fonda su un altro dibattito, ancor più controverso, che richiederebbe ulteriori riflessioni: qual è il confine per stabilire se un’opera sia artistica o meno?
L’unico destino possibile per la fotografia, secondo il suo parere, sarebbe quella da lui definita “una ineludibile biforcazione”: o arte simile al quadro o documentazione.
Il fatto che favorisca la vendita di prodotti realizzati da altri peggiora la situazione.
A volte si definisce un artista “troppo commerciale” quando nel suo lavoro la volontà di vendere supera il bisogno di creare e di condividere.
E il fotografo commerciale?
Quest’ultimo viene contattato da un committente (generalmente un’azienda) che gli richiede delle fotografie per riuscire a vendere un prodotto.
Egli quindi racconta qualcosa che non è stato creato da lui e viene pagato per questo lavoro.
Quel che esprime, però, è sempre e comunque il suo essere, pur focalizzandosi su un prodotto realizzato da altri.
Ad essere richiesto è il suo personale modo di raccontare quell’oggetto, rappresentandolo in un certo modo o inserendolo in un determinato ambiente.
È il professionista che sceglie il punto di vista e il contesto, che studia come avvalersi della luce e del colore, per colpire, emozionare, sollecitare la memoria, accendere desideri, far sognare.

Marco Rossetti
2025-09-24 15:51:49
Numero di risposte
: 5
La Fotografia non abbia trovato spazio nell’elenco come ottava arte.
La potenza e l’immediatezza di uno scatto sono a mio avviso paragonabili a quelle di un quadro o di una scultura.
Non è forse arte?

Bettino Galli
2025-09-24 15:21:24
Numero di risposte
: 2
Ma non è forse lo Sport un’arte, l’Ottava Arte?
Non lo è forse una geniale invenzione di Dick Fosbury che stacca l’ombra da terra con gli occhi rivolti verso il cielo?
Non lo è il colpo di testa di Pelé che non scende più nella finale dei Mondiali del ’70,
o una veronica di Adriano Panatta quando il tennis era ancora sorretto dal talento puro
o, ancora, la spericolata discesa libera di Gustavo Thoeni sulla mitica Streif di Kitzbühel?
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