Chi sono le Muse dei poeti?
Baldassarre Bernardi
2025-10-10 18:20:03
Numero di risposte
: 5
Le Muse sono dee figlie di dèi, quindi tutto conoscono e tutto sanno perché come spiega Esiodo sono sempre presenti.
Le Muse a noi oggi familiari come patrone delle arti e fonte di ispirazione dei poeti e degli artisti, fino alla decima musa, quella del cinema, erano un tempo un gruppo indistinto.
La Musa che invoca Omero, il primo dei poeti, è una sola.
Sarà Esiodo in un poema che ha l’obiettivo dichiarato di fare ordine nelle intricate genealogie degli dèi, la Teogonia, a specificarne il numero e i nomi.
Ecco Clio diventa la Musa della storia, Euterpe della poesia lirica, Talia della commedia e Melpomene della tragedia, Tersicore della danza e del canto corale, Erato della poesia erotica, Polimnia degli inni agli dèi e Urania dell’astronomia; e infine Calliope, la più importante di tutti, patrona della poesia epica.
Ma prima erano tutte allo stesso modo percepite come le divinità della comunicazione poetica con cui la civiltà greca per secoli ha tramandato le proprie conoscenze: etiche, tecniche, religiose e politiche.
Xavier Orlando
2025-10-06 07:56:49
Numero di risposte
: 5
Dante la elesse a propria musa sublimandola per la sua gentilezza e onestà nei versi memorabili della Vita Nova, che tutti ben ricordiamo.
A lei Petrarca, il secondo poeta italiano per eccellenza, dedicò nel Trecento un intero Canzoniere, più di 350 componimenti.
Il poeta si innamorò di Alessandra Benucci, barlettana, anch’ella figlia di banchieri, sposata con uno Strozzi, trasferitasi a Ferrara, poi vedova e dunque libera di convolare a nuove nozze, seppur segretamente.
C’è Silvia di Leopardi, al secolo Teresa Fattorino, figlia del cocchiere che prestava servizio nella casa di Recanati, morta precocemente, come è d’uso, a cui è riservata forse la più struggente lirica d’amore di sempre.
C’è Luisa Stolberg, contessa d’Albany, moglie di Carlo Edoardo Stuard, che Alfieri amò follemente.
C’è la pur sposata Antonietta Fagnani Arese alla quale Foscolo, impenitente donnaiolo (sedusse Teresa Pikler, moglie di Vincenzo Monti e Matilde Dembowski che si era negata Stendhal), dedicherà la splendida ode Alla amica risanata.
C’è Eleonora Duse, celebre attrice, amata, fra le molte, da Gabriele d’Annunzio che la tradì e abbandonò, ma alla cui morte dovette ammettere: «E’ morta quella che non meritai».
C’è la Clizia di Eugenio Montale, al secolo Irma Bradeis, giovane ebrea americana poliglotta e studiosa di Dante, un caschetto da flapper girl, che il poeta genovese amò quasi solo per lettera negli anni Trenta, una reazione semplicemente epistolare, eternata in alcune splendide liriche e soprattutto in un primo verso indimenticabile: “Lo sai: debbo riperderti e non posso”.
C’è infine Lina, la moglie di Saba, che il poeta triestino ama, forse borghesemente e in spregio alle tante follie poetiche, come moglie paragonandola prosasticamente a “una giovane e bianca pollastra” a una “gravida giovenca”, a “una pavida coniglia” a “una rondine”, a una “provvida formica”.
Valdo Costantini
2025-09-24 15:24:39
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: 7
Le Muse dei poeti sono le donne della grande letteratura italiana che hanno ispirato le più nobili e famose opere.
Le donne figurano sempre come il motore che guida l’animo dell’uomo, e poco importa se sia inferno o paradiso il luogo in cui conducono.
Beatrice è la protagonista della Vita Nova, prosimetro in cui Dante ne racconta la vita e si consola per la sua prematura morte avvenuta nel 1290.
Angelica, oggetto del desiderio dei paladini, fugge con Medono.
L’immagine femminile subisce un’ulteriore metamorfosi con l’Orlando Furioso di Ariosto.
La figura femminile assume concretezza e sensualità finora sconosciute, capaci di travagliare l’animo del poeta, come nel Ciclo di Aspasia, in cui Leopardi racconta le sofferenze d’amore causategli dalla passione non corrisposta per la nobildonna toscana Fanny Targioni Tozzetti.
Amori travagliati e donne che hanno dedicato vita e carriera a uomini immeritevoli: è il caso dell’attrice Eleonora Duse e di Gabriele D’Annunzio.
Umberto Saba e sua moglie, Carolina Wolfler, protagonista di “A mia moglie”, poesia scritta nel 1911 e che, a detta dello stesso Saba, è la più bella tra tutte.
L’amore tra Drusilla Tanzi ed Eugenio Montale, che le dedicò le sezioni Xenia I e Xenia II della raccolta Satura.
Annalisa Bianchi
2025-09-24 12:50:22
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: 4
Tutti i poeti chiedono protezione alle Muse, che concedono grazia e fama ai canti dei mortali.
La Musa, invocata dai poeti, ispira il cantore e gli rivela «le cose che sono, che saranno e che furono», come afferma Esiodo, l’autore della Teogonia, il poema sulla nascita degli dei.
Le Muse hanno una sede fissa; a loro sono care diverse fonti sacre e numerose vette dei monti: le pendici orientali dell’Olimpo, nella regione settentrionale della Pieria; il Parnaso, nella Focide; le sorgenti Ippocrene e Aganippe, sul Monte Elicona; la fonte Castalia a Delfi.
Le nove Muse sono considerate in generale protettrici delle arti e delle scienze: per musica, infatti, nel mondo greco si intendeva un ambito più ampio di quello corrente, indicando tutta la cultura artistica e la sensibilità estetica.
Clio, «colei che dà fama», è la Musa del genere encomiastico (encomio in greco significava canto celebrativo, elogio), della retorica e della storia; critica Afrodite (la romana Venere) per l’amore verso Adone, ma la dea la spinge a unirsi con Piero, generando il bellissimo Giacinto.
Euterpe, «colei che diletta», protegge i poeti lirici e ha come attributo il flauto (aulo).
Talìa, «l’abbondante» o «la festosa», è la Musa della poesia leggera e di quella comica; con Apollo genera i Coribanti, divinità che abitano le estreme regioni della Grecia ed eseguono danze frenetiche al suono assordante di strumenti primitivi.
Melpomene, «colei che canta», è ispiratrice dei poeti tragici; dal fiume Acheloo genera le Sirene.
Tersicore, «colei che gioisce della danza», protegge i cori e, appunto, le danze; è madre di Lino, mitico cantore e musico, fautore dell’incivilimento umano e maestro di Eracle (il romano Ercole).
Erato, «l’amabile», veniva considerata patrona ora della poesia d’amore, ora del mimo; è madre del leggendario cantore Tamiri.
Polinnia, «dai molti canti», è la Musa degli inni e dei cori, ma anche della capacità di ricordare.
Urania, «la celeste», presiede all’astronomia e alle scienze esatte: ed è rappresentata con un globo nelle mani.
Calliope, «dalla bella voce», è la Musa più famosa, protettrice dell’epica e dell’elegia.
È la madre di Orfeo, che con la sua lira incanta persino gli elementi della natura.
Nell’età ellenistica alle Muse viene dedicato il grande palazzo di Alessandria in cui sono ospitati i più famosi scienziati e uomini di cultura del tempo: è il Museo, che insieme all’immensa Biblioteca costituisce il primo esempio di istituzione culturale laica della storia.
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