Qual è la leggenda di Crono?

Artemide Giuliani
2025-08-21 23:07:48
Numero di risposte
: 4
Il mito di Crono rappresenta il destino della madre, vittima del padre tirannico che teme di perdere il proprio potere, e la sorte dei figli, coinvolti nella disputa.
Il mito di Crono è uno dei più crudeli e significativi dell’Antica Grecia.
Racconta una storia affascinante che, come accade in molte opere in cui prevale l’immaginazione, contiene molta più verità che fantasia.
Il mito di Crono ci parla dell’alba dei tempi, dell’inizio di tutto quello che esiste, dal punto di vista della mitologia greca.
In principio c’erano Gea, la Terra, e suo marito Urano, il cielo.
Urano era l’unico sovrano dell’intero universo.
Urano e Gea ebbero dei figli, ma questi rimasero prigionieri del grembo materno perché il padre non voleva che vedessero la luce.
Crono, il più giovane, decise di esaudire il desiderio della madre di uccidere il padre con una falce di selce.
Gea tese una trappola a Urano: gli fece credere che l’avrebbe abbracciato.
Crono afferrò la falce di selce e lo castrò.
Il mito di Crono è una storia tipicamente edipica, soprattutto se la analizziamo dal punto di vista della psicoanalisi.
Ma racchiude anche una bella metafora, perché Crono simboleggia il tempo, il tempo che divora tutto.

Antonina Ricci
2025-08-13 21:19:41
Numero di risposte
: 4
Era stato profetizzato sia dalla Madre Terra , sia da Urano morente, che uno dei figli di Crono l’avrebbe detronizzato. Ogni anno, dunque, egli divorava i figli generati da Rea: prima Estia, poi Demetra ed Era, poi Ade ed infine Poseidone. Crono la inghiottì, convinto di divorare suo figlio Zeus. Col passare del tempo tuttavia, Crono cominciò a sospettare la verità e si mise a inseguire Zeus. Rea infatti, dopo il parto aveva avvolto una pietra nelle fasce e l’aveva data a Crono, sul monte Taumasio, in Arcadia. Crono, dopo aver molto bevuto, vomitò dapprima la pietra, poi i fratelli e le sorelle maggiori di Zeus.
La guerra durò dieci anni, ma infine la Madre Terra profetizzò la vittoria di suo nipote Zeus, se egli si fosse alleato a coloro che Crono aveva esiliato nel Tartaro. Crono e tutti i titani sconfitti, a eccezione di Atlante, furono esiliati nelle isole britanniche all’estremo occidente sotto la sorveglianza dei giganti centimani, e non turbarono più la pace dell’Ellade.

Guido Testa
2025-08-05 23:55:00
Numero di risposte
: 2
Crono nella Mitologia greca era un famoso titano, figlio di Gea e di Urano.
Per istigazione di Gea, Crono affrontò il padre e lo evirò con un falcetto che gli aveva dato la madre e prese il suo posto nel dominio dell'universo.
Con Rea, Crono ebbe diversi figli tra cui Poseidone, Ade, Era, Demetra ed Estia.
Sotto il suo Crono la terra prosperò felice fino a quando una profezia ne sconvolse la mente: fu predetto che il suo regno sarebbe finito per mano di uno dei suoi figli.
Terrorizzato, per cercare di ingannare il destino iniziò a divorare tutti i suoi figli non appena nascevano, tenendoli così prigionieri nelle sue viscere.
La moglie Rea, sconvolta da quanto il marito stava facendo, decise di reagire.
Dopo la nascita del loro ultimogenito Zeus, Rea portò a Crono anziché il figlio, un masso avvolto nelle fasce.
Crono, non si accorse dell'inganno e lo ingoiò.
Rea affidò quindi Zeus alle cure della capra Amaltea in una caverna del monte Ida a Creta.
Quando Zeus fu sufficientemente grande salì in cielo e fece bere con l'inganno a Crono una bevanda preparata da Metis che gli fece vomitare i figli che aveva a suo tempo divorato e dichiarò quindi guerra al padre.
Iniziò così una tremenda guerra che durò dieci anni che vide da una parte Crono ed i Titani e dall'altra Zeus ed il resto dei suoi fratelli.
La guerra sarebbe andata avanti ancora per chissà quanto tempo quando intervenì Gea che consigliò al figlio Zeus di liberare i Ciclopi e di allearsi con loro.
I Ciclopi per ripagare Zeus di averli liberati crearono le folgori che gli consentirono di vincere la guerra contro il padre Crono.
Le leggende non tramandano molto sulla sorte che Zeus fece fare al padre: alcuni sostengono che gli fu concesso di regnare nelle isole dei Beati, ai confini del mondo; altri che fu condotto a Tule e sprofondato in un magico sonno; secondo altri fu incatenato nelle più profonde viscere della terra.
E' delizioso il dialogo che Luciano immagina tra un sacerdote e Crono
Il SACERDOTE: «Primariamente è vero ciò che dicono di te, o Crono, che tu divoravi i figlioli avuti da Rea, e che ella, sottratto Zeus, e posta una pietra invece del fanciullo, te la diede a mangiare: e che esso poi, cresciuto in età ti tolse la signoria, ed avendoti vinto in battaglia, ti cacciò nel tartaro, ivi ti incatenò e con te tutti quelli che vennero dalla tua?».
CRONO: «ehi tu, se oggi non fosse festa, è lecito d'imbriacarsi, e dire ogni ingiuria ai padroni, sapresti che posso ancora non farmela passare, la mosca pel naso, io; farmi questa sorta di dimande, senza aver rispetto ad un dio così canuto e vecchio!».
IL SACERDOTE: «Io, questo, o Crono, non lo dico io, ma Esiodo ed Omero; m'incresce dirti che quasi tutti gli uomini lo tengono per vero».
CRONO: «E credi tu che quel pecoraio chiacchierone sapesse il vero dei fatti miei?
Pensaci un po'.
Ci può essere mai un uomo (non dico un dio) che voglia mangiarsi i figlioli, se pur non sia un Tieste, che li mangia per l'inganno dell'empio fratello?
Ma sia pure: come non sentir che sotto i denti, è pietra e non carne?
Non c'è mai stata guerra; non mai Zeus mi tolse il regno per forza; ma gliel'ho ceduto io da me, e mi sono ritirato.
Quali catene?
Qual Tartaro?
Io sono qui, e tu mi vedi, se non sei cieco come Omero».
IL SACERDOTE: «E per qual ragione, o Crono, lasciasti il regno?»
CRONO: «Ti dirò.
Inprima essendo vecchio e perduto di podagra (e questo ha fatto credere al volgo che io ero incatenato) io non potevo bastare a contenere la gran malvagità che ci è ora: quel dover sempre correre su e giù, e brandire il fulmine, e folgorare gli spergiuri, i sacrileghi, i violenti, era una fatica grande e da giovane: onde con tutto il mio piacere la lasciai a Zeus.
Ed ancora mi parve bene di dividere il regno fra i miei figlioli, ed io godermela zitto e quieto, senza aver rotto il capo da quelli che pregano e che spesso dimandano cose contrarie, senza dover mandare i tuoni, i lampi, e talora i rovesci di grandine.
E così da vecchio meno una vita tranquilla, fo buona cera, bevo del nettare più schietto, e mi fo un po' di conversanzioncella con Giapeto e con gli altri dell'età mia; ed egli si ha il regno e le mille faccende».
Crono era molto venerato in Olimpia, in Beozia a Delfi, nell'Attica ed in Sicilia.
In suo onore si celebravano le feste Cronie.
Il periodo del suo regno fu molto felice per l'umanità che venne chiamato età dell'oro.
Nella Mitologia romana è identificato come Saturno, antico dio delle messi.

Elisa Costa
2025-07-28 06:40:41
Numero di risposte
: 6
Secondo la Teogonia esiodea, C. mutilò il padre che, timoroso di perdere la signoria del mondo, teneva in prigionia i figli.
Ma poi C. stesso, sposo di Rea, temendo che i figli lo privassero del potere, li divorava appena nati, finché Rea riuscì a porre in salvo il sesto, Zeus, dando a divorare a C. una pietra avvolta in fasce.
Zeus, cresciuto, costrinse il padre a rigettare i cinque figli ingoiati, e con loro lottò contro C. e gli altri Titani che alla fine furono relegati nel Tartaro.
Secondo un’altra versione del mito, rielaborato da interpretazioni orfiche, C., dopo aver regnato sulla terra nel primo felice periodo dell’umanità, diviene il sovrano di un mondo fantastico al di là della terra abitata.
Il suo culto ebbe per centro Olimpia: le feste in suo onore, le Cronie, si celebravano in Atene d’estate.

Giuseppa Fabbri
2025-07-28 05:27:46
Numero di risposte
: 1
Crono – nella mitologia romana Saturno – è una divinità preolimpica, titano della fertilità, del tempo e dell’agricoltura. Il padre Urano, considerando i figli delle mostruosità, cominciò a trangugiarne i corpi, spingendo l’accorata madre Gea ad architettare il suo omicidio. Costruendo dapprima una falce dentata, Gea decise di affidare l’arma all’ultimo e il più tremendo dei suoi pargoli, proprio Crono, istigandolo, una volta avvicinato il genitore, a colpirlo. Così avvenne: Crono tagliò il suo phallo e questo cadde sulla terra. Il sangue che ne fuoriuscì bagnò le coste siciliane, rendendole d’allora fertilissime, e generò la dea Afrodite. Il destino di Crono era stato predetto dal suo stesso padre: avrebbe replicato i suoi errori e da un suo discendente sarebbe stato privato del trono e sconfitto. Ribelle, salvatore e, a sua volta, divoratore di figli.
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